‘NO’ al Pontile Petroli nel Golfo di Gaeta: sabato 2 dicembre l’assemblea pubblica a Formia

“In questi giorni si susseguono dichiarazioni di ogni sorta in merito al Pontile Petroli ENI nel Golfo di Gaeta, come cittadini e come Assemblea contro il Pontile Petroli nel Golfo di Gaeta siamo preoccupati e sconcertati dall’approccio con il quale si sta affrontando, o meglio non affrontando, la questione“.

A lanciare nuovamente l’allarme è, con un comunicato diffuso a mezzo stampa, l’Assemblea contro il pontile petroli ENI nel Golfo di Gaeta.


Il golfo di Gaeta con, a sinistra, il Pontile Petroli ENI

Il dott. Di Majo, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale (AdSP), ha dichiarato, in una video intervista a Teleuniverso, di essere in attesa dell’esito dei lavori del comitato tecnico scientifico insediatosi presso il comune di Gaeta che sta valutando le opzioni in campo in termini di costi/benefici. Le opzioni sono essenzialmente tre: la conferma dell’ubicazione del pontile petroli dell’Eni in
località Peschiera, a Gaeta, la sua delocalizzazione offshore e lo spostamento del pontile lungo la banchina del “Salvo D’Acquisto”, verso la spiaggia di Vindicio a Formia. Della Commissione valutativa fanno parte il Comune di Gaeta, l’AdSP e la stessa ENI, ciò, a nostro avviso, pone una seria questione di conflitto di interessi.

La domanda è semplice: in che termini può essere valutato il rapporto costi/benefici da parte di ENI che fa profitto attraverso il pontile? Non si corre il rischio che l’impatto sulla sicurezza (sulla salute), sull’ambiente e sull’economia della popolazione del Golfo di Gaeta sia subordinato agli interessi dell’azienda?

Durante la video intervista al Presidente del AdSP si sostiene che la delocalizzazione offshore sia l’opzione più costosa, ci chiediamo in che termini? Costosa per chi? Per ENI o in termini di impatto sulla sicurezza (sulla salute), sull’ambiente e sull’economia della popolazione del Golfo di Gaeta?

Il Presidente Di Majo, inoltre, parla di ENI come di un’azienda attenta alla tutela dell’ambiente, ma l’osservazione degli impatti ambientali, sociali, sanitari ed economici sui territori interessati dalle attività ENI mostra una realtà molto più complessa. Nel 2017, ad esempio, nell’area dell’Appennino Centro Meridionale le attività estrattive di ENI hanno prodotto lo sversamento, definito accidentale, di 400 tonnellate di greggio nel terreno. L’impresa ha negato l’incidente, salvo essere poi costretta ad ammettere la perdita.

Si potrebbero citare altri significativi esempi di rischio e va ricordato che ENI è sotto accusa per presunti illeciti in diverse zone del mondo, dalla Nigeria all’Italia.

Estrazione del petrolio in Nigeria

Vogliamo estrema trasparenza e per questo chiediamo che i risultati dell’indagine valutativa sulle tre opzioni possibili per il pontile petroli di Gaeta, siano resi pubblici e siano sottoposti ad una valutazione da parte di esperti terzi, che non coinvolga né ENI, né gli enti territoriali interessati.

Lo spostamento del pontile all’interno dell’area portuale rimane comunque, a nostro modo di vedere, una soluzione per nulla soddisfacente perché non risolve i problemi ambientali e di sicurezza, in quanto la struttura del pontile rimarrebbe interna al golfo e in più graverebbe sulle casse pubbliche. La realizzazione
sarebbe, infatti, a carico dell’AdSP che è un ente pubblico ed ENI comparteciperebbe alla spesa in minima parte. Per dirla in maniera chiara sarebbero i cittadini a pagare una struttura che permetta ad ENI di far profitto esponendo il territorio a forti rischi.

Chiediamo che sia valutata anche la possibilità di una dismissione completa del pontile e che venga data piena attuazione alla Delibera regionale del 2010 istituente l’Area Sensibile del Golfo di Gaeta, con l’obiettivo di costruire una politica comprensoriale incentrata sul rispetto della salute dei cittadini e sulla tutela del territorio. La tutela del territorio, oltre ad essere fondamentale per la qualità della vita della popolazione del Golfo di Gaeta e delle future generazioni, è la base su cui costruire uno sviluppo economico di lunga durata incentrato sul potenziale turistico della nostra zona.

Crediamo sia pericoloso continuare a considerare la questione dal mero punto di vista dei confini amministrativi degli enti territoriali coinvolti e rivendicare miopi sovranità comunali.

In questo senso invitiamo i sindaci delle città del Golfo a prendere posizione e ad aprirsi ad un confronto con i cittadini. Tutti, nessuno escluso: la sindaca Villa che ha già espresso una posizione netta, naturalmente il sindaco di Gaeta, che ha inserito la delocalizzazione offshore del pontile petroli nel proprio programma elettorale e non di meno il sindaco di Minturno, che nel 2014 sollecitava l’amministrazione della sua città ad affrontare la questione pontile dicendo che lo spostamento del pontile petroli a Vindicio avrebbe avuto ripercussioni anche sulle spiagge di Scauri e Marina.

Stiamo organizzando, per il 2 dicembre 2018, a Formia un’assemblea pubblica cui inviteremo le istituzioni su citate, le associazioni di categoria e la cittadinanza per facilitare un confronto ed incentivare la partecipazione diretta dei cittadini a decisioni di così alto impatto territoriale”.