E’ allarme depurazione su Ventotene e Santo Stefano, denuncia del professor Impagliazzo

L’istituzione dell’area marina protetta,  avvenuta con decreto del Ministero dell’Ambiente del 12 dicembre 1997 (GU n.45 del 24.2.1998), tra i compiti principali aveva il controllo, la tutela, la conservazione e la valorizzazione delle risorse naturali ed in particolare:

  1. a) il controllo della qualità delle acque marine (chimico-fisico);
    b) la tutela della catena ittica primaria (dal plancton alle specie adulte);
    c) la conservazione e la valorizzazione dell’habitat biologico marino;

da allora, cosa NON è stato realizzato?


  • Un nuovo impianto di depurazione adeguato ai carichi della popolazione servita, alla qualità dei reflui residuali scaricati nelle acque protette, alla portata delle acque di “prima pioggia” secondo la norma vigente.
  • La dotazione di un idoneo impianto mobile per il prelievo dei reflui e dei prodotti di sentina provenienti dai battelli che sostano o circolano nelle acque della Riserva, ivi comprese le acque dei lavaggi esterni;
  • La dotazione di un “Fondo speciale incentivi” per sostenere e stimolare l’utilizzo di alcuni sport compatibili con le Aree Marine Protette (pagaia, nuoto, surf, vela, canoa, lance e gozzetti a remi, etc.);
  • Il controllo e la tutela della AMP al fine di migliorare l’informazione, l’assistenza e l’accoglienza con le modalità più idonee (via radio, internet, stampa, video/messaggio e altro);
  • Vigilare sulla velocità dei battelli in transito nell’ area protetta;
  • Effettuare controlli sui limiti da rumore delle eliche intubate;
  • Effettuare controlli sul lavaggio delle sentine, sul cambio dell’olio e delle vernici provenienti dalla manutenzione/pulizia delle imbarcazioni;
  • Controllo idoneo sugli scarichi delle navi sociali e degli aliscafi in sosta nel porto di Ventotene.

Mi sono chiesto più volte: a chi compete il “dovere/compito” di vigilare e di promuovere il buon uso di un territorio protetto, di stimolare iniziative socio-culturali per superare il “gap” economico ed il disagio sociale dei propri abitanti e di vigilare perché una risorsa naturale  possa continuare ad essere un “valore aggiunto” per la cultura, per il turismo e per l’economia delle “isole di Ventotene e Santo Stefano”?

Queste ed altre domande, ancora oggi, non ricevono risposte, ma l’isola attende e si chiede se la sciatteria, la superficialità e l’interesse privato possano, una buona volta, essere sconfitte.

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