E’ allarme depurazione su Ventotene e Santo Stefano, denuncia del professor Impagliazzo

Il trasferimento della Zona “A” potrebbe predeterminare un rischio di danno biologico?

Occorre precisare che il transito o la sosta delle imbarcazioni da diporto nell’attuale Zona A, con l’immissione in mare di alcune sostanze chimiche da parte delle stesse come nitrati e fosfati e residui di idrocarburi, possono determinare danni irreversibili all’habitat vegetazionale ed ittico con conseguente impoverimento dell’ambiente marino, la cui tutela è un diritto da difendere e non può essere lasciato al ludibrio giovanile e superficiale di qualche meschino interesse.


Spalanchiamo dunque la finestra e guardiamo al futuro del mare. La natura semplice dell’isola consentiva un tempo, agli abitanti ed ai turisti primaverili ed estivi, di assistere al passaggio di gruppi di delfini nella baia di Calanave o di Punta Eolo, osservare il dischiudersi delle uova di seppia o di piccoli cavallucci marini nel porto Romano e, nel mese di settembre, nella spiaggetta di Calarossano, vedere la foca monaca salire la collinetta e mangiare dell’uva o i pescatori  stendere il “tartanone” per raccogliere abbondanti pesci di diversa grandezza e specie. In quel periodo, i prodotti del mare e della terra offrivano ai cittadini un’abbondante ricchezza di cibo. Oggi rimangono solo parte di un ricordo, come quando a piedi nudi solcavo piccoli arenili e ammiravo il luccichio della luna nell’ incantevole porto Romano.

La finzione e l’immaginazione, figlie della realtà e del ricordo, mi avevano portato a scoprire la realtà del prima e del dopo di un periodo della mia giovinezza, e precisamente allorquando il mare dell’isola di Ventotene era solcato soltanto da piccole lance, gozzi a remi, “burchielle” e piccoli velieri.

A PAGINA 4 L’AREA SENSIBILE E LE PRESCRIZIONI NON ANCORA RISPETTATE