Salvatore Guglietta, presunto mandante della rapina finita male che ha portato alla morte della 56enne Silvana Cerro, aveva le chiavi della casa teatro della vicenda. Lo avrebbe detto l’anziana madre, Concetta Lauretti, ferita nel tentativo di rapina. Perché, allora, utilizzare lo stratagemma di suonare al citofono – dicendo anche di essere lui – per permettere ai due complici marocchini di entrare e far razzia? All’apparenza, sarebbe stato di gran lunga più semplice aprire il portone con le proprie chiavi e far salire gli altri.
E Taleb, secondo arrestato per il delitto Cerro, avrebbe potuto in pochi minuti compiere l’assalto, raggiungere la propria abitazione, cambiarsi e farsi trovare a letto?
Queste ed altre, tra le questioni di cui si discuterà nella mattinata di lunedì, quando il 57enne Salvatore Guglietta ed il 43enne Achour Taleb compariranno davanti il Tribunale del Riesame di Roma. A difenderli, il pool di legali composto da Maurizio Forte, Guglielmo Raso e Amleto Coronella.
Che probabilmente batterà anche sull’arma utilizzata per l’assalto in casa, un coltello da cucina, come disse la 78enne Lauretti, finora mai ritrovato. Oltre che sull’attendibilità dell’unica testimone del fatto, appunto l’anziana madre di Guglietta, che ha collocato il figlio sul luogo del delitto perché qualcuno, dall’altra parte del citofono, ha detto di chiamarsi “Salvatore”. Per la brevità del dialogo intercorso, oltre che per l’età, è possibile si sia trattato di qualcun altro? Quesiti in serie che mirano a scardinare il castello accusatorio.
Molto, dal punto di vista della ricostruzione dell’omicidio, si giocherà sugli orari.
A cominciare dalle 21,05 circa di quella tragica sera, quando in cui Silvana Cerro ha fatto ritorno nella palazzina di via Pascoli. Alle 21,15 circa la figlia della vittima ha parlato brevemente al cellulare con la madre. Alle 21,30, come messo a verbale da Concetta Lauretti, il campanello che trilla e la successiva irruzione dei malintenzionati.
Qualche minuto dopo le 22, il ritorno a da parte della figlia della Cerro, Megan, che trova la donna esanime. Alle 22,20, l’allarme ai carabinieri, che a stretto giro di posta fermavano, nel vicino centro storico, Guglietta. Nella propria abitazione – non molto distante, sembra, dal luogo del delitto – Taleb, trovato in pigiama.
Guglietta, davanti al gip per l’interrogatorio di convalida, aveva sostenuto che, dopo aver cenato dalla madre Concetta con l’amico marocchino, era uscito prima delle 21 da casa per andare a bere in via Roma. Poi, ognuno per la propria strada: Guglietta in piazza, il magrebino al letto. Simili, le due deposizioni. Che puntavano per buona parte sulla presenza di alcune telecamere in zona. Occhi elettronici che però non li hanno ripresi.
Dal gioco di incastri legato alle mosse e agli spostamenti di ognuno dei protagonisti della vicenda, dalle smentite e dalle possibili conferme che ne conseguiranno, si potrà scrivere in maniera univoca buona parte della trama del colpo finito nel sangue.
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