Domenica e lunedì il voto: Fondi alle elezioni guardando i dati passati

Ci siamo, ormai è una questione di giorni. Domenica e lunedì gli elettori fondani saranno chiamati ai seggi, oltre che per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, anche per eleggere il sindaco e il nuovo consiglio comunale cittadino.

A Fondi si torna al voto dopo cinque anni, perché la precedente consultazione, che aveva portato alla riconferma dell’ormai ex sindaco Salvatore De Meo (ormai europarlamentare) si era tenuta il 31 maggio del 2015.


Il Comune di Fondi

All’epoca si votò in un giorno solo e lo spoglio fu notturno, per avere conferma del risultato ci vollero le prime luci dell’alba, questa volta sarà diverso. Lo spoglio di lunedì 21 settembre prevede solo ed esclusivamente il referendum costituzionale. A quel punto i seggi vengono chiusi e sigillati e si procede al conteggio dei voti per le comunali martedì 22 settembre a partire dalle 9 del mattino.

Cinque anni fa, come consuetudine ormai di oltre 20 anni a questa parte, il centrodestra ha vinto al primo turno con un vero e proprio plebiscito per il sindaco uscente Salvatore De Meo che conquistò quasi il 70% delle preferenze (pari al 69,40% e 15.766 voti). La coalizione a trazione Forza Italia andò persino meglio, ottenendo il 74,51% dei voti. Alle opposizioni rimase ben poco da spartirsi.

Ma a Fondi il ballottaggio è solo un antico ricordo della prima elezione con la riforma elettorale del 1993 che prevedeva l’elezione diretta del primo cittadino. Parliamo della consultazione del 20 novembre del 1994 quando Onoratino Orticello al primo turno si fermò al 43,53% e al ballottaggio lo sfidò Giuseppe Addessi (Pinuccio) che in quella data arrivò al 26,59%, secondo in una corsa ad otto pretendenti. Quel ballottaggio, poi, fu vinto da Orticello con il 63,10%, ma rimane un’esperienza unica in 16 anni e sei esperienze elettorali (1994, 1998, 2001, 2006, 2010 e 2015).

Ma questa volta in molti sono pronti a scommettere che il ballottaggio ci sarà, ma ovviamente non si può parlare di numeri e paradossalmente è complicato anche fare raffronti con le passate elezioni, anche perché il centrodestra è spaccato in più tronconi, il civismo potrebbe avere un ruolo importante e soprattutto perché è difficile ipotizzare l’affluenza. Alle urne sono chiamati circa 32.500 elettori, qualcuno in più delle scorse tornate comunali anche se all’incirca il corpo elettorale è sempre lo stesso. Fondi ha avuto da sempre un’affluenza molto alta alle comunali, con un picco nel lontano 1954 (92,08%) e una media sempre superiore all’80% con un punto negativo al 72,36% proprio alle ultime elezioni del 2015. Un trend che potrebbe rimanere costante, non tanto per il coinvolgimento di candidati e della cittadinanza, quanto più per l’emergenza Covid. L’incognita, rimane anche l’accorpamento del referendum confermativo che potrebbe – ma non è detto – portare alle urne più elettori del previsto.

In termini di comparazione, in molti consigliano di osservare i dati delle elezioni del 2010 quando, dopo le dimissioni dell’Amministrazione Parisella e tutto il “caso Fondi” e le richieste di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni della criminalità organizzata – su cui il Governo non decise proprio per le dimissioni della maggioranza – Salvatore De Meo si impose con il 55,24% dei consensi. La comparazione non c’entra nulla con il contesto storico di riferimento, ma potrebbe aiutare a cogliere lo spessore degli sfidanti dell’Amministrazione uscente e osservare il “peso” che serve per ipotizzare un’eventuale ballottaggio.

da sinistra Luigi Parisella, Beniamino Maschietto, Raniero De Filippis, Francesco Ciccone, Giulio Mastrobattista e Giuseppe Manzo

La verità è che se molti danno come favorito numero uno l’attuale vice sindaco facente funzioni Beniamino Maschietto, espressione della maggioranza uscente a capo di una coalizione di sei liste tra cui Forza Italia, Lega, Democrazia Cristiana e tre civiche quali Io sì, Litorale e Sviluppo Fondano e Noi per Fondi.

Poi c’è una batteria di tre sfidanti che hanno, vuoi per esperienza politico-professionale, vuoi per essere persone conosciute e stimate in città, un discreto “peso” di notorietà che molti ritengono possa trasformarsi in peso elettorale. Parliamo dell’ex sindaco Luigi Parisella, a capo di una coalizione civica e trasversale composta da tre liste: Riscossa Fondana, La Mia Fondi e Fondi Terra Nostra.

Anche l’avvocato Giulio Mastrobattista si presenta a capo di una coalizione di tre liste e in alternativa al centrodestra proposto dall’Amministrazione uscente, essendo espressione di Fratelli d’Italia e apparentato con le civiche Patto per Fondi e Giulio Mastrobattista Sindaco.

E sempre a capo di una coalizione, ma diametralmente opposta e nel solco del centrosinistra Raniero De Filippis, dirigente regionale ed espressione della civica Camminare Insieme, apparentato con il Partito Democratico.

Ma non finisce qui, perché seppur i candidati con delle coalizioni in proprio supporto vengono considerati come “favoriti”, la corsa solitaria di Francesco Ciccone e la sua Fondi Vera è considerata da molti la prova di come cambiano le campagne elettorali, avendo puntato molto sull’aspetto social e avendo mosso – forse – uno specifico segmento.

Infine, ma non da ultimo, Giuseppe Manzo, anch’egli in corsa con una sola lista in suo supporto, quella del Movimento Cinque Stelle che punta a confermare i voti di opinione dei pentastellati, sempre molti in quel di Fondi nelle elezioni sovracomunali.

Visto il parterre in campo molti scommettono sul ballottaggio. Quindi la sfida potrebbe anche non chiudersi nel giorno dello spoglio del 22 settembre. Ma anche la partita del consiglio comunale vuole la sua attenzione poiché se è vero che viene eletto sindaco chi al primo turno ottiene il 50%+1 dei voti assegnati portandosi con sé un premio di maggioranza pari al 60% dei seggi, è altrettanto vero che lo stesso premio di maggioranza che scatta anche dopo il ballottaggio, viene assegnato solo se le liste in supporto al candidato sindaco eletto superano il 40%, ovvero se nessun altra coalizione di un “candidato sindaco sconfitto” abbia ottenuto il 50% dei voti. In questo caso i seggi in seno al consiglio comunale vengono ripartiti proporzionalmente, senza alcun premio di maggioranza. Prerogativa, quest’ultima valida anche nel turno di ballottaggio.