Malaffare attorno al tribunalino di Gaeta, crollate le accuse

L'ex Tribunale di Gaeta

Prima è scomparso il tribunalino di Gaeta, cancellato dalla riforma Severino, e ora pure le accuse nei confronti di quanti erano stati ritenuti artefici di una lunga serie di illeciti all’ombra di quell’ufficio giudiziario, tanto da costituire un’associazione per delinquere in grado di pilotare, in cambio di mazzette e favori vari, protesti, aste giudiziarie, esecuzioni e perizie, con un “giro d’affari” di oltre sette milioni di euro. Il processo a otto imputati, trascinatosi a lungo nelle aule di giustizia, si è così concluso davanti al Tribunale di Latina con una sola condanna per peculato e tutte assoluzioni, parte nel merito e parte per prescrizione.

Deceduto il principale imputato nel processo denominato “Protesto facile”, l’ex coordinatore degli ufficiali giudiziari, il formiano Giuseppe Aurola, arrestato insieme ad altri dalla Guardia di finanza nel 2008, sul banco degli imputati erano rimasti in sette: l’ex cancelliere Andrea Di Fusco, la moglie di quest’ultimo, Ada Salvatorina Apicerni, il principale collaboratore di Aurola, spesso nominato custode giudiziario nelle procedure esecutive, Antonio Riccardelli, i fratelli Alfonso e Giampaolo D’Errico, responsabili dell’ufficio vendite del tribunalino, e i periti Raffaele Vincenzo Boccia e Antonio Di Russo.


Il pm Giuseppe Miliano ha chiesto una condanna a 12 anni di reclusione per Di Fusco, a 7 per Riccardelli, l’assoluzione per i fratelli D’Errico, 4 anni per Apicerni, e il proscioglimento per intervenuta prescrizione per i periti.

Il Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Pierfrancesco De Angelis, a latere Fabio Velardi e Maria Assunta Fosso, ha invece assolto gli imputati dall’accusa di associazione per delinquere e dai restanti reati, in quest’ultimo caso in parte nel merito e in parte per prescrizione. Ha ritenuto innocenti i periti, assolvendoli nel merito e non per prescrizione come chiesto dal pubblico  ministero e condannato soltanto Di Fusco a due anni di reclusione, con sospensione della pena, relativamente a un episodio di peculato a lui contestato, confiscandogli il provento del presunto peculato, ovvero 105mila euro.

Soddisfatti i difensori, gli avvocati Luca Scipione, Pasquale Di Gabriele, Daniela Mangoni, Rosa Iole Miele, Ivan Caserta e Franco Bracciale. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 30 giorni.