Sigilli a raffica e ombre a Terracina: il quadro tracciato dalla Caponnetto

Dopo gli ultimi sigilli scattati a Terracina l’associazione Caponnetto, da anni in prima linea nel contrastare le mafie e le illegalità in generale, interviene con alcune riflessioni. Tracciando, punto per punto, un quadro a tinte fosche. Tra nomi e situazioni che ricorrono e si intersecano. 

Il sequestro del lido Sombrero, disposto dal gip di Latina Pierpaolo Bortone su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano, fa seguito ai due precedenti sequestri, ormai risolti sebbene in attesa di definizione delle rispettive procedure giudiziali, e all’ormai annoso e rumoroso sequestro del complesso Pro Infantia per il quale, stante l’evidenza delle prove, è stato chiesta l’emissione del decreto di giudizio immediato”, ricordano Simona Ricotti e Vittorio Marzullo, rispettivamente segretaria nazionale e responsabile locale dell’associazione. “Secondo gli inquirenti, sarebbero state poste in essere diverse violazioni degli strumenti urbanistici, in contrasto con il Piano di Utilizzazione degli Arenili, abusi edilizi compiuti entro la fascia di rispetto dei trecento metri dalla battigia, area sottoposta a vincolo paesaggistico”.


La Pro Infantia

“Un minimo comune denominatore sembra emergere dall’iniziativa delle autorità inquirenti e cioè il nome del geometra Giuseppe Zappone, che risulta tecnico dello stabilimento La Vela, tecnico nel cantiere ex Pro Infantia e tecnico dello stabilimento Sombrero. Vale evidenziare questo tecnico è il figlio dell’ex sindaco di Terracina nonché presidente del consiglio comunale durante la prima consiliatura Procaccini, Giovanni Zappone, e fratello dell’attuale assessore della giunta Tintari, Emanuela Zappone.

Nel merito della vicenda Sombrero, le autorità inquirenti affermano che sin dal 2019 il settore attività produttive del Comune aveva rilasciato parere negativo al progetto presentato dal geometra Zappone, successivamente fu il Mibac, con varie prescrizioni, a dare il via libera al progetto, sulla base, però, di prospettazioni fittizie sempre del geometra Zappone. Queste, in estrema sintesi, le motivazioni alla base del sequestro da parte della Procura della Repubblica di Latina”.

Continuano dalla Caponnetto: “Il litorale terracinese, ed in generale tutta l’area demaniale (vedasi la vicenda dell’area del luna park, ndr), per troppo tempo è stato considerato un far west, lasciato a se stesso, al suo destino ed alla merce’ del più forte. La sensazione è che ci sia una sorta di sistema che pensa di poter utilizzare il territorio a proprio uso e consumo grazie ad importanti coperture. Basterebbe ricordare, come facilmente desumibile con una semplice ricerca su internet, come il Sombrero sia stato punto di raccolta elettorale e luogo di frequentazione previlegiato di importanti quanto discussi esponenti politici”.

“Vogliamo augurarci – concludono Ricotti e Marzullo – che le lodevoli quanto doverose iniziative della magistratura e della Guardia costiera in particolare, possano non solo ristabilire un minimo di legalità, ma aiutino la collettività terracinese a riappropriarsi dei propri luoghi, della loro bellezza e della loro vocazione turistica a favore di tutti e non di pochi privilegiati. L’associazione Caponnetto, come sempre, sarà al loro fianco”.