Comune condannato a risarcire una ex dipendente che intanto è deceduta

Il Comune di Sabaudia

Il risarcimento è arrivato, ma ormai è troppo tardi.

Una ex dipendente del Comune di Sabaudia ha dato battaglia per undici anni nelle aule di giustizia, sostenendo che a lungo è stata costretta a svolgere mansioni che hanno peggiorato il suo stato di salute, e ora la Corte d’Appello di Roma le ha dato ragione.


Una sentenza arrivata però un mese dopo la morte della lavoratrice, vittima di un’altra grave patologia.

Iolanda Palese è deceduta all’età di 63 anni.

Per 30 anni alle dipendenze del Comune di Sabaudia, nel 2010 ha presentato un ricorso, sostenendo di aver svolto fino al mese di settembre del 2008 mansioni di vigilatrice scolastica, lavorando sugli scuolabus ed occupandosi del trasporto degli alunni, attività che le aveva portato alcune patologie, e che nonostante avesse specificato l’incompatibilità tra la propria condizione di salute e le mansioni a cui era adibita, l’ente locale aveva ignorato quella situazione.

La malattia, accertata nel 2004 con una causa di servizio, era così peggiorata e la donna aveva chiesto di essere risarcita.

Il 21 gennaio 2018 il Tribunale di Latina aveva respinto il ricorso, condannandola anche a pagare le spese processuali e quelle per la consulenza tecnica.

“Alla luce della documentazione in atti, non si comprende in cosa sia consistita l’omissione da parte del Comune di Sabaudia di cui si lamenta la parte attrice”, aveva sostenuto il giudice.

Iolanda Palese aveva fatto ricorso e, esaminando l’attività istruttoria svolta in primo grado e la documentazione agli atti, la Corte d’Appello di Roma lo ha ritenuto fondato, ritenendo “sussistente la responsabilità del Comune appellato”.

Ormai però è troppo tardi.