Emergenza coronavirus, meno controlli sull’Hiv: si corre ai ripari

Con l’emergenza coronavirus sono diminuite prevenzione e cura dell’Hiv e il danno per chi è vittima dell’Aids può diventare enorme.

La giunta comunale di Latina ha quindi approvato uno schema di convenzione tra Asl, Comune e associazione Arcigay per realizzare un progetto denominato “Prevenzione Hiv e infezioni sessualmente trasmesse in epoca di pandemia Covid-19: check-point di Latina come integrazione ospedale cittadinanza e territorio”.


La giunta ha evidenziato che nell’ambito dell’epidemia Hiv/Aids gli interventi preventivi sono molteplici ed efficaci e sono basati sulla diagnosi precoce, sulla terapia come prevenzione e sull’uso del condom.

Ha inoltre sottolineato che il territorio e le associazioni sono fondamentali per raggiungere le popolazioni più vulnerabili e che meno accedono agli ambiti sanitari, che negli ultimi mesi la prevenzione e la cura dell’infezione da Hiv e di altre infezioni sessualmente trasmesse hanno subito un rallentamento, che a Latina è stato registrata una riduzione del 50% delle attività di testing e counselling in ospedale, con una possibile impatto sulle nuove diagnosi, e che mancare le nuove diagnosi significa non iniziare le cure precocemente, evitando la progressione clinica e aumentando la contagiosità.

Da lì l’idea del protocollo d’intesa, mettendo a disposizione per il check point l’immobile di proprietà comunale in via Legnano, sostenendo le spese per le utenze già in carico all’ente.

Nella convenzione tra Asl, Comune e Arcigay viene specificato che il problema delle diagnosi tardive e delle persone Hiv positive non consapevoli di esserlo è diventata una vera e propria emergenza sanitaria.

“In questa ottica – si legge nel protocollo – il test è oggi più che mai uno strumento fondamentale per il benessere delle singole persone, ma anche per la salute pubblica, poiché le persone Hiv positive in trattamento e con carica virale non rilevabile non trasmetteranno più il virus ad altri”.

L’intesa prevede dunque un’implementazione dell’offerta dei test per Hiv, Hcv e sifilide attraverso l’utilizzo di test rapidi in forma anonima, in particolare per persone ad alto rischio, in un centro gestito da membri volontari dell’Associazione, opportunamente formati, e nell’esecuzione dei test e nella presa in carico sanitaria delle persone con test reattivo, in collaborazione con personale medico e infermieristico della Uoc Malattie Infettive dell’ospedale “Santa Maria Goretti”.

“L’accesso territoriale sganciato dall’ospedale secondo le norme anti-Covid – viene specificato – permetterà una facilitazione importante e uno sgravio per le strutture ospedaliere stesse. Sarà possibile anche ricevere counselling riguardante le misure di prevenzione quali la PreP, la PEP e la TASP e i metodi di barriera”.