Caso Floris senza giustizia, tutto archiviato ma la famiglia non molla

Non c’è giustizia per i familiari di Emiliano Floris.

Il 43enne di Latina è deceduto il 3 giugno di due anni fa all’ospedale “Goretti”, dove è stato accompagnato da un uomo che si è poi subito allontanato ed è spirato senza che per due settimane i genitori venissero informati che il figlio stava lottando per la vita in un letto del reparto di rianimazione.


Il gip Giuseppe Cario, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Andrea D’Angeli, ha archiviato l’inchiesta e ai familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Francesco Di Ciollo, sembra non resti altro da fare che presentare eventualmente un’altra denuncia.

Il 43enne si era allontanato da casa il 21 maggio 2018 dopo che, per alcuni giorni, aveva sostenuto di voler tornare nella comunità di San Patrignano, a Roma, per disintossicarsi dalla cocaina e si era anche licenziato dal supermercato in cui lavorava.

Aveva con sé una valigia con diversi indumenti, di cui la famiglia non avrebbe trovato più traccia.

Inutili le ricerche dei familiari, avvertiti solo il successivo 4 giugno dalla Polizia che Emiliano Floris era deceduto il giorno prima al “Goretti”.

I genitori e la sorella della vittima hanno presentato una denuncia chiedendo per quale ragione non siano stati avvertiti del ricovero, considerando che il 43enne aveva con sé dei documenti utili a identificarlo.

La Procura ha aperto un’inchiesta contro ignoti e alla fine il sostituto procuratore D’Angeli ha chiesto l’archiviazione.

Il medico legale Stefania Urso ha stabilito che il decesso è stato causato da un mix micidiale di alcol e cocaina e che i medici hanno fatto tutto il possibile per provare a salvare il latinense.

La Mobile ha poi identificato l’uomo che accompagnò il 43enne al pronto soccorso e quest’ultimo ha riferito al magistrato che il 21 maggio 2018 Floris si era sentito male mentre erano insieme in auto, specificando anche di aver comunicato subito a un infermiere del pronto soccorso le generalità dell’amico e che la valigia era stata rubata da ignoti durante l’accesso in ospedale.

Il personale del posto fisso di Polizia dell’ospedale non sarebbe invece riuscito a recuperare l’indirizzo di residenza del 43enne.

Il sostituto D’Angeli ha quindi chiesto l’archiviazione ritenendo che dalle indagini non siano emersi elementi di rilievo penale.

Una richiesta a cui i familiari di Floris si sono opposti, sollecitando anche l’avocazione delle indagini da parte della Procura generale presso la Corte d’Appello di Roma.

I familiari hanno chiesto di far luce su chi avesse fornito droga alla vittima e su quanto avvenuto in ospedale. Ma invano.

Il gip Cario ha infatti deciso di archiviare.

Per il giudice in ospedale non è stato compiuto alcun falso e non sono stati trovati elementi “utili alle indagini per individuare eventuali cessioni che abbiano condotto al decesso” del 43enne.

Ancora: “Alcun elemento consente di identificare eventuali responsabili della cessione”.

E nessuna negligenza nella “esatta identificazione del deceduto”.