Attività chiuse per inosservanza delle misure anti-Covid: l’azione dimostrativa di CasaPound

Nella notte a cavallo tra lunedì e martedì gli attivisti della sezione di Gaeta di CasaPound Italia hanno messo in atto un’azione dimostrativa di protesta a favore dei commercianti di piazza Conca. Un gesto di solidarietà politica verso quelle 5 attività del posto colpite da pesanti sanzioni e costrette alla chiusura per 5 giorni dopo i blitz effettuati dalle autorità sabato notte. La contestazione? L’inosservanza delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica Covid-19, che vanno dal regolare e corretto utilizzo dei dispositivi di sicurezza, fino al mantenimento delle giuste distanze di sicurezza. I locali in questione sono accusati di ‘movida pericolosa’, insomma. Provvedimenti quantomeno ingiusti, per CasaPound.

“È assurdo e vergognoso – dichiara Mauro Pecchia, coordinatore di Cpi Gaeta – che gli esercenti prima siano stati messi nelle condizioni di dover fare i poliziotti, a causa di assurde disposizioni, e poi siano stati puniti per assembramenti creatisi al di fuori dei propri locali. Per quale motivo un commerciante dovrebbe avere la responsabilità di ciò che accade a metri di distanza dal proprio posto di lavoro?”.


Fuori le attività costrette alla chiusura sono stati affissi cartelli con messaggi ironici dal seguente tenore: “Chiuso, perché facevano gli hamburger e non i poliziotti”, o anche “Chiuso, perché facevano la pizza e non i vigili urbani”.

Abbastanza chiaro il senso del messaggio, secondo le ‘tartarughe frecciate’: “Non si può pretendere che un esercente di una zona di movida debba essere punito per non aver svolto un compito che spetterebbe solo e soltanto alle autorità”.

“Ci chiediamo a questo punto – prosegue Pecchia – perché ľamministrazione comunale non si sia schierata apertamente con i commercianti vittime di un gravissimo abuso, e soprattutto per quale motivo non abbia voluto mettere in pratica degli interventi preventivi che avrebbero messo i locali nelle condizioni di poter lavorare senza subire simili ingiustizie e di essere costretti alla chiusura durante la settimana di Ferragosto, un danno irreparabile che peserà come un macigno sulľeconomia di attività che con fatica stavano tentando di recuperare le orribili conseguenze provocate dai tre mesi di lockdown.

Adesso – conclude Pecchia – qualcuno dovrebbe avere la decenza di chiedere scusa a queste famiglie e ai loro dipendenti, qualcuno dovrebbe assumersi la responsabilità di ciò che è accaduto, magari rimborsando i gestori dei locali almeno delle sanzioni che sono state applicate, sarebbe un gesto coraggioso, anche se di coraggio, da parte delle istituzioni, in questa vicenda ne abbiamo visto ben poco”.