Formia e la gestione delle spiagge libere: il punto del consigliere Costa

Spiaggia libera Vindicio (Formia)

“La Giunta regionale del Lazio con delibera n. 273 del 15 Maggio 2020 ha fornito un sostanzioso aiuto ai comuni del litorale laziale stanziando la complessiva somma di 6.000.000 di euro al fine di consentir loro di mettere in campo le necessarie azioni per garantire ai cittadini una frequentazione più sicura degli arenili mettendo in campo tutte le azioni necessarie al fine di contrastare l’emergenza coronavirus”.

La nota, diffusa a mezzo stampa in queste ore, è a firma del consigliere comunale indipendente del Comune di Formia, Giovanni Costa.


Il Palazzo comunale di Formia

“Anche il Comune di Formia – prosegue Costa – ne ha beneficiato essendo destinataria di un contributo di 196.792,39 euro (Allegato 1 alla delibera di giunta). Il Comune di Formia ha recepito il tutto con propria delibera di giunta e con una serie di atti si è attivato per cercare di mettere a punto una propria organizzazione in vista della stagione estiva 2020, ormai a pieno regime.

Il tutto si concentra sugli arenili liberi in quanto gli stabilimenti balneari sono già stati destinatari di specifici adempimenti che a quanto risulta stanno rispettando regolarmente sopportandone i notevoli costi.

Invece, per ciò che riguarda i tratti di spiaggia libera, si ravvisa in primo luogo un elevato numero di lotti messi a bando (circa 30), fatto che ha comportato un numeroso numero di lotti non assegnati e pertanto sottratti alle necessarie opere giornaliere di pulizia, sanificazione e sicurezza.

Per ciò che concerne tale adempimento era abbastanza comprensibile il fatto che, vista l’emergenza covid, non vi sarebbero state partecipazioni in numero tale da consentire l’affidamento del servizio su tutte le spiagge e si sarebbe potuto aumentare la superficie degli stessi per evitare le problematiche che ad oggi si riscontrano.

Poi il problema si è concentrato sul servizio di sorveglianza in merito al quale l’amministrazione ha ritenuto con scarso risultato di coinvolgere associazioni e realtà locali che però, tranne qualcuna, avevano poco a che fare con le specifiche competenze richieste per effettuare tale servizio. Difatti tale bando non ha avuto la aspettata adesione e si è stati costretti a rivolgersi ai noleggiatori, ma dopo aver avuto scarso riscontro anche tra i suddetti l’amministrazione ha deciso di fare un affidamento diretto del servizio ad una società di vigilanza privata per l’importo di 39.900 euro. Importo sicuramente non adeguato per il servizio da svolgersi e che pertanto comporterà una serie di disservizi in merito agli adempimenti da seguire per ottenere un risultato soddisfacente, come sta già avvenendo.

Anche per tale adempimento sarebbe bastato fare sin dall’inizio direttamente un bando tra le imprese di vigilanza specificando in modo chiaro ed inequivocabile le prescrizioni da seguire e le finalità.

Ma anche in questo si è ragionato con poca lungimiranza. Si badi bene non stiamo parlando di massimi sistemi ma di operare con tranquillità nel modo più semplice possibile.

Il consigliere Giovanni Costa

Difatti, è iniziata da una settimana l’attività di assistenza e sorveglianza delle spiagge libere del litorale formiano ai fini della fruibilità turistica in emergenza sanitaria Covid-19 ad opera della società alla quale è stato direttamente affidato il servizio. Sin dal primo giorno si sono rilevate le prime naturali criticità frutto di un’organizzazione approssimativa e del mancato rispetto dei principali pilastri sui quali dovrebbe basarsi il servizio, svolto in modo diverso da quanto richiesto nel bando andato quasi deserto. Dopo una settimana la situazione non è migliorata e purtroppo si è costretti a farlo rilevare.

Questa volta risulta difficile dare responsabilità agli uffici in quanto ciò che sta avvenendo discende da tardive/errate scelte politiche. E di conseguenza la fretta con cui poi si è dovuto agire comporta molteplici problematiche in materia di disservizi con organizzazione carente e non all’altezza delle risposte da fornire. Tanti cittadini hanno riferito di aver verificato direttamente coppie o gruppi composti di tre “incaricati” che passeggiavano sulla spiaggia fermando in modo del tutto casuale qua e là alcuni bagnanti.

A questi venivano chieste le generalità che poi venivano registrate. Non tutti gli incaricati indossavano la mascherina (nonostante la richiesta e declinazione dei dati avvenisse ad una distanza inferiore a quella di necessario distanziamento sociale), non venivano fornite indicazioni e riferimenti su come verranno gestite le informazioni personali, chiedevano di apporre una firma e via.

Gli ulteriori passaggi di controllo si sono verificati a distanza di almeno due ore e cosa ancor più indecente è il fatto che gli stessi incaricati non sapessero dove operare chiedendo ai bagnanti quali fossero i “lotti” di spiaggia del Comune.

Le criticità di sorta sono gli occhi di tutti:

Se si stabilisce un servizio di controllo di accesso e assistenza sulle spiagge, letteralmente definito “postazioni anticovid”, è previsto che ogni incaricato si posizioni nella zona di accesso al proprio tratto di competenza e registri i dati di tutti gli avventori in modo da costituire un punto di riferimento per il rispetto dei regolamenti (in particolare del regolamento regionale) e per richiedere l’eventuale intervento dei vigili urbani e delle altre autorità competenti in caso di trasgressioni, il tutto tenendo anche conto della normativa sulla privacy che impone l’adozione di determinate cautele.

Non ha senso fare passeggiate distanziate nel tempo e registrare casualmente qualche dato qua e là: in questo modo non si ha la contezza di coloro che occupano lo stesso spazio di arenile e non si può effettuare il “contact tracing” in caso venga rivelata qualche persona infetta. Allo stato attuale non è prevista la rilevazione della temperatura corporea, non viene verificata la capienza massima di bagnanti per ogni tratto di spiaggia di competenza e diviene inevitabile l’assembramento di persone con ombrelloni posizionati a caso.

Alla luce di tutto ciò si evidenzia la totale inutilità di un servizio così predisposto ma soprattutto l’inefficacia di uno strumento che sarebbe dovuto essere fondamentale per la tutela dei cittadini.

Fino ad oggi si è perso tempo prezioso: non è il caso di procedere sulla stessa strada sperperando risorse con leggerezza. Occorre quanto prima porre in essere i correttivi affinchè si realizzino reali postazioni anticovid capillari e realmente funzionanti, tutto ciò a beneficio della collettività anche considerando i recenti contagi verificatisi nella nostra città e nelle zone limitrofe”.