Centinaia di furti in quattro regioni, 10 arresti. Indagini partite dal ladro ucciso a Latina nel 2017

Scacco alla banda dei furti in casa. La Polizia di Stato – Questura di Latina, con la collaborazione del parallelo ufficio della Squadra Mobile di Napoli, ha dato esecuzione alla misura emessa dal G.I.P. del Tribunale di Latina Giorgia Castriota, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica Simona Gentile, a carico di 10 indagati (tra cui due donne), accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di furti in abitazioni e di porto abusivo di armi. Un’indagine durata circa dodici mesi, che ha ricostruito nel dettaglio un centinaio di furti, e nata dal colpo che nel 2017, a Latina, in via Palermo, costò la vita a un componente del presunto sodalizio, Domenico Bardi, e vide ferito Salvatore Quindici: erano stati sorpresi dal figlio del padrone di casa, che esplose contro i malviventi svariati colpi di arma da fuoco, mentre questi fuoriuscivano dal balcone dell’abitazione.

I destinatari della misura cautelare in carcere, alcuni già condannati in un altro procedimento in relazione all’episodio di via Palermo, sono: Rizzo Giuseppe, nato a Napoli il 14.01.1968; Quindici Salvatore, nato a Napoli il 03.02.1974; Bellobuono Antonio, nato a Napoli il 09.08.1983; Autore Maria Rosaria, nata a Napoli il 18.10.1961; Pepe Salvatore, nato a Napoli il 16.06.1972; Merolla Salvatore, nato a Napoli il 06.08.1979; Mirra Davide, nato a Napoli il 16.04.1986; Caiazza Pasquale, nato a Napoli il 26.07.1994; Iannuzzelli Adele, nata a Napoli il 20.09-1973. Inoltre, agli arresti domiciliari Cigliano Antonio, nato a Napoli il 24.08.1959.


I ladri in fila indiana

Due telefoni cellulari ed una carta postepay sequestrati in occasione del colpo finito con la morte di Bardi e il ferimento di Quindici hanno consentito, attraverso una sofisticata analisi del traffico telefonico e delle tracce telematiche della carta, di ricostruire il modus operandi del gruppo criminale. “Che si è rivelato assolutamente inedito, hanno sottolineato dalla Questura pontina.

“Le vittime dei raid, infatti, venivano individuate per mezzo di visure delle targhe delle autovetture a bordo delle quali sopraggiungevano presso teatri o ristoranti, mediante accessi al portale ACI/PRA con pagamento tramite postepay.

Si tratta di un gruppo ben collaudato, originario del Rione Traiano di Napoli, i cui componenti, specializzati nei furti in abitazione, colpiscono soprattutto nel corso dei fine settimana, effettuando vere e proprie trasferte criminali in numerose città dell’Italia centrale, dalla Campania alle Marche.

Grazie alle intercettazioni, all’analisi dei tabulati telefonici e delle transazioni che avvenivano con carte postepay intestate ad amici e conoscenti dei criminali, è stato accertato che Pepe Salvatore era il capo del gruppo, promotore delle attività criminali per la cui esecuzione si avvaleva della collaborazione degli altri sodali; Merolla Salvatore, Autore Maria Rosaria e Quindici Salvatore ricoprivano il ruolo di organizzatori, diretti collaboratori del Pepe nella pianificazione delle trasferte, prendendo essi parte alla maggioranza dei furti ed individuando le strutture ricettive dove alloggiare nel corso delle stesse.

Bardi e Bellobuono provvedevano, tra l’altro, ad effettuare le visure ACI nella fase esecutiva dei furti; le donne del gruppo (Autore Maria Rosaria e Iannuzzelli Adele), provvedevano ad accertarsi che nessuno fosse presente in casa, suonando al citofono prima del furto.

Rizzo e Cigliano, gli anziani del gruppo, oltre a fornire la disponibilità di autovetture appartenenti a prossimi congiunti, si occupavano del trasporto degli arnesi da scasso e della refurtiva, occultandoli all’interno di vani e doppi fondi creati ad hoc nelle autovetture”.

Tutti i compartecipi all’associazione svolgevano alternativamente anche la funzione di palo nel corso dei raid.

“In data 2 dicembre 2017, ad esempio, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Pescara e L’Aquila, venivano sequestrati al Rizzo, di ritorno dalle Marche, monili in oro per un peso complessivo di circa 1,5 kg, provento dei furti compiuti in provincia di Ascoli Piceno, occultati nel vano airbag di una Suzuky Ignis che, nel corso delle indagini, era stata sottoposta a pedinamento satellitare da parte degli investigatori.

I proventi dei furti venivano immediatamente ceduti ad un ricettatore di Napoli proprietario di due laboratori orafi nel quartiere Porto, che sono stati perquisiti unitamente all’abitazione dello stesso”.

Nel corso dei furti ricostruiti dalle indagini sono state sottratte anche 6 pistole e 7 fucili, di cui uno a pompa che sono stati certamente immessi nel mercato delle armi clandestine.

“L’attività investigativa – concludono gli inquirenti – ha consentito di accertare che la banda colpiva quasi ogni fine settimana, ricostruendo un centinaio di raid, nel corso dei quali venivano asportati gioielli e valori per un ammontare notevolissimo, per cui è verosimile ritenere che gli indagati si siano resi responsabili di numerosi altri furti in appartamenti e ville, come evidenziato dallo stesso G.I.P. nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere”.