In gilet giallo sotto il Municipio di Fondi: la protesta del dipendente comunale – FOTO

Un dipendente comunale a protestare ai piedi del Municipio di Fondi per delle carte che ritiene negate. “Armato” di gilet giallo, lo smanicato simbolo delle proteste che di recente hanno messo alle strette il governo francese, ma non solo. Con sé, piazzati addosso a mo’ di sandwich, due cartelloni che provavano a spiegare i perché dell’atto dimostrativo, o almeno la sua genesi. Il tutto accompagnato dalla formale comunicazione alle autorità dell’inizio di uno sciopero della fame.

Previa concessione di un giorno di ferie, il dipendente è rimasto alle porte del Palazzo di vetro sfidando le intemperie dalla nottata di giovedì – erano circa le 2 – alle 19 di ieri. Col rifiuto del cibo che, assicura, proseguirà fino a lunedì. Per una contestazione simbolica figlia di un torto subìto, ha spiegato: sostiene che gli sia stato «negato l’accesso a degli atti amministrativi», documenti richiesti a più riprese in vista di un processo che lo vede accusato di diffamazione aggravata. L’onda lunga dell’inchiesta “Damasco”, che ormai dieci anni fa squassò la quiete cittadina con arresti e sospetti.


L’ex primo cittadino Luigi Parisella

È proprio da quell’indagine sulle infiltrazioni mafiose, arrivata a mettere la lente d’ingrandimento fin dentro il Comune, che trae origine la protesta in solitaria inscenata dal gilet giallo fondano. O, meglio, dalle conseguenze personali indirettamente legate a quell’indagine, che dopo la venuta della Commissione d’accesso prefettizia vide il dipendente tra i grandi accusatori della macchina amministrativa. Venendo a margine raggiunto da una denuncia per diffamazione portata avanti dall’allora sindaco Luigi Parisella, e quindi condannato in primo grado dal giudice di pace.

Il dimostrante

Il dipendente in questione è Giuseppe “Peppe” Petrillo, in servizio dal 1982. Un funzionario di lungo corso del settore Ambiente arrivato alla plateale protesta contro l’ente per cui lavora, come anticipato, per via di documentazione che sostiene non consegnatagli secondo i tempi previsti dalle legge. Le sue istanze, dice, sono rimaste in parte nel cassetto. Non permettendogli di preparare un’adeguata difesa nell’ambito del ricorso successivo alla mal digerita condanna per diffamazione aggravata giunta post Damasco. La prossima udienza d’Appello è prevista per lunedì davanti il giudice unico di Latina.

Un procedimento giudiziario, quello a monte, nato dopo la denuncia del primo cittadino dell’epoca per un documento datato 2008 a firma di Petrillo, in qualità di componente della Rappresentanza sindacale unitaria. Inviato a destra e a manca: dal Prefetto alla Commissione d’accesso, passando tra gli altri per sindaco, segretario generale, dirigenti e carta stampata, conteneva una pesante censura dell’operato di alcuni comparti della macchina amministrativa. O, a voler essere specifici, un j’accuse «della parte pubblica». Ma «non un attacco personale o politico a chicchessia», continua a dire con convinzione il dimostrante. Il quale, nel corso delle lunghe ore di sit-in per protestare contro il presunto, mancato accesso agli atti, ha avuto occasione di rapportarsi con i segretari locali di Lega ed associazione Destra sociale, e – soprattutto – di interloquire con il sindaco Salvatore De Meo e il segretario generale. Convinti sia tutto in regola: nessuna omissione di atti d’ufficio né qualsivoglia abuso, a sentire gli ambienti comunali.

Salvatore De Meo

Il dipendente ha brevemente parlato con il primo cittadino in mattinata, esponendogli la propria posizione; poi è stato ricevuto nel pomeriggio. «Ha dato la sua lettura della situazione, ma, fatti i dovuti riscontri, riteniamo di avergli già messo a disposizione tutti i documenti che potevamo fornirgli», il commento del sindaco. Almeno a Palazzo, caso chiuso. Nient’affatto per il gilet giallo della pubblica amministrazione fondana: ha annunciato che lo sciopero della fame proseguirà almeno fino all’appuntamento di lunedì in tribunale.