Cosa Nostra nel mercato di Palermo: scatta l’operazione, “rispunta” anche il Mof

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Il Mercato Ortofrutticolo di Fondi cerca in tutti i modi di rialzarsi dall’annosa crisi, anche con iniziative volte a una sorta di riconversione, come l’ultima arrivata, denominata Amico Mof e pensata per aprire le porte al singolo consumatore. Ciononostante, il Gigante Verde di viale Piemonte continua a tornare ciclicamente agli onori delle cronache soprattutto per storie di infiltrazioni della criminalità organizzata.

Storie negli ultimi anni quasi sempre riguardanti fatti, circostanze e connessioni distanti migliaia di chilometri dalla Piana, e che hanno visto l’universo Mof incappare solo di riflesso, spesso in maniera molto labile. Senza per questo evitare – vuoi per il peso economico, vuoi per i trascorsi – l’eco mediatica. Questa volta riverberata dalla Sicilia, a margine dell’operazione dell’antimafia scattata lunedì mattina con al centro l’ortomercato di Palermo.


Beni confiscati per 150 milioni di euro a due fratelli ritenuti vicini a Cosa Nostra e titolari di vari stand nel mercato ortofrutticolo siciliano; e indagini che, secondo la Dia, hanno appurato come la mafia fosse infiltrata in quel luogo sia direttamente che tramite prestanome. Tanto da costituire una vera e propria regia occulta in grado di prestabilire il prezzo delle merci, di controllare il trasporto su gomma ad ampio raggio e, infine, di influenzare alcuni dei principali centri di approvvigionamento di frutta e verdura. Queste, almeno, le risultanze dell’inchiesta.

Arrivata a tirare in ballo il Mof in seguito alle dichiarazioni degli inquirenti. Nella caccia alle conferme, le indagini si sono avvalse delle testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia, ma anche “appoggiate” ad altre simili. Tra cui una di quelle che in passato travolse il Mercato fondano. «Hanno rafforzato l’ipotesi investigativa di infiltrazione mafiosa all’interno del mercato palermitano – spiegano dall’Antimafia – alcune ordinanze applicative di misura cautelare, emesse dal gip di Napoli».Tra i principali indagati raggiunti dalle ordinanze in questione figuravano Gaetano Riina, fratello del capomafia corleonese Salvatore, e Francesco Schiavone, il figlio di “Sandokan”. All’epoca accusati, hanno ricordato dalla Dia in occasione delle confische odierne in quel di Palermo, «di controllare il trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Aversa, Parete, Trentola Ducenta e Giugliano, e da questi verso quelli del Sud Italia». Inchieste apparentate, ed ecco il Mof tornare suo malgrado in prima pagina.