Lungomare non per tutti, la lettera aperta di Fabrizio Ghiro

Fabrizio Ghiro (foto h24notizie)

Fabrizio ha un sogno da anni e cioè quello di potere trascorre una giornata al mare con la moglie e le sue bambine. La sua storia la conoscono in molti ed è quella di un ragazzo disabile che iniziato nel 2012 una battaglia per fare sì che il lungomare di Sabaudia fosse davvero accessibile alle persone diversamente abili. Davvero, perché spesso con troppa approssimazione è stato affermato e messo nero su bianco che in alcuni punti le persone con disabilità sarebbero potute scendere avendo accesso libero alla spiaggia. Ma così non è, come stabilito anche da un perito nominato dal Tribunale di Latina e da un dispositivo che ha evidenziato la “discriminazione indiretta” una ordinanza che comunque il Comune ha impugnato. Possibile? Ebbene sì, ed ora che la stagione estiva è alle porte, Fabrizio ha scritto una lettera che riportiamo per intero, parole che nonostante il “premio” della bandiera blu, riportano decisamente alla realtà.

“Ciao a tutti, sono Fabrizio, mi conoscete. Sono il disabile che ha portato il Comune di Sabaudia in Tribunale perché la legge mi garantisce un diritto all’uguaglianza che la città in cui io vivo con la mia famiglia non mi riconosce. Vorrei , sogno, di andare di poter godermi una giornata di mare con mia moglie e le mie bambine. Poter scendere in spiaggia senza che nessuno mi aiuti, che mi alzi dalla carrozzella, che mi ci rimetta… Vorrei scendere da quella passerella che si getta in quel orizzonte blu con queste “ruote” che sono diventante le mie gambe. Vorrei andare al mare con la dignità di uomo e di padre, vorrei andare al mare mostrando alle mie figlie che “papà può farcela da solo”. Perché, lo dico a tutti, prima che a me stesso. Io posso farcela, ho solo bisogno di qualche ausilio per le mie “gambe circolari”. Con l’Ordinanza del marzo scorso pensavo che il vento fosse cambiato, ma al di là delle parole ,delle promesse e poi delle scuse ( il tempo è poco…) , le mie ragioni, la dignità mia e delle persone come me, è ancora confinata su una Carta che giace di nuovo dentro ad un Tribunale. Non voglio fare discorsi politici, dico solo che se c’era la volontà di rispettare quello che aveva stabilito il Tribunale si poteva iniziare da subito a realizzare quanto aveva stabilito il Giudice , se non nei tempi, nessuno lo pretendeva, almeno nei modi. Invece è come se tutto questo non fosse successo. Questo Sindaco, che parla di solidarietà e rispetto dei diritti, forse non comprende che i diritti sono qualcosa di concreto, e che calpestare un diritto è una forma di violenza subdola, che isola ulteriormente chi di questi diritti ha necessità. Che farsi promotrice di iniziative solidati , come l’ultimo che ho letto stamattina, della CamminataItaliana, che nasce per sensibilizzare il rispetto dei Diritti Umani, è come dare uno schiaffo a chi come me ha speso tempo ed energie per una battaglia d’uguaglianza ma , prima di tutto, di dignità. E’ come dire a tutti che il mio diritto non esiste, non è mai esistito e forse non esisto nemmeno io. Scusate per lo sfogo”.