Mitrano come Marino? Dal web quei 25mila euro per buffet, pranzi e libri

Il Caso Marino – il sindaco di Roma che si è dimesso a seguito di un escalation di accuse relative a multe, permessi Ztl scaduti, viaggi istituzionali e ovviamente Mafia Capitale – ma finito sulla graticola a causa dei rimborsi spese istituzionali utilizzati a scopi privati, ha immediatamente scatenato indignazione nell’opinione pubblica ma anche inevitabili paragoni coi sindaci dei propri territori. Come accaduto nel caso di Gaeta quando, nel giorno delle dimissioni di Marino, sono iniziati a girare su facebook alcuni documenti relativi a spese che, più che di rappresentanza, diciamo essere state piuttosto accessorie e, per questo, perciò comunque esagerate nell’importo complessivo – di diverse migliaia di euro –  e che per un Comune di 20mila persone, sono tanti.

Una su tutte la determinazione dirigenziale 214 del 5 settembre del 2013, quindi datata di un paio di anni, con la quale sono stati stanziati 10mila e 600 euro per una cerimonia di inaugurazione a seguito dei lavori di riqualificazione e messa in sicurezza della scuola Virgilio di Gaeta. In particolare per allestire un buffet di prodotti tipici, richiesto al bar La Villa di Gaeta e la realizzazione grafica e stampa di manifesti e locandine di promozione per l’occasione commissionate alla ditta Type studio di Gaeta. A parziale giustificazione della spesa all’interno della stessa determina ci sono anche 4 giorni di pulizia del verde dell’area della Virgilio commissionata alla società cooperativa Gaeta Multiservices. Tuttavia non vengono specificati gli importi per ognuno dei 3 servizi.


Un’altra delibera, della quale abbiamo già parlato nelle scorse settimane, riguardo i 13mila euro spesi per l’acquisto da parte della biblioteca comunale di ben 1000 copie del libro “Le monete di Gaeta”. Senza contare i 1400 euro di soldi pubblici spesi per pagare un pranzo al corpo dei vigili urbani di Gaeta. Pranzo che comunque va detto viene organizzato tutti gli anni. Attacchi di parte? probabilmente sì. Certo è che si tratta di spese discutibili e comunque inopportune agli occhi della maggioranza dei cittadini, visto il periodo di difficoltà generale. Senza considerare il fatto che l’opinione pubblica è molto sensibile in questo momento storico al tema delle spese dei soldi pubblici per beni e servizi di secondaria importanza rispetto a tasse e servizi essenziali.