Omicidio Barlone, la “strana” coppia: prima del delitto vittima e mandante sequestrati e rapinati a Fondi. Ma non denunciarono

*Il luogo dell'omicidio*

Il presunto mandante del colpo in appartamento sfociato nell’omicidio di “don” Patrizio e la stessa vittima legati e imbavagliati insieme, fianco a fianco. Un doppio sequestro di persona a scopo di rapina che rappresenta un delitto “fantasma”: avvenuto nemmeno tre settimane prima dell’omicidio di Patrizio Barlone, l’episodio non è mai stato denunciato.

*Aldo Quadrino, il presunto mandante*
*Aldo Quadrino, il presunto mandante*

L’ennesimo giallo attorno all’omicidio dell’ex diacono e falso prete di Monte San Biagio a suo tempo arrestato per usura, ucciso nella sua abitazione in centro poco dopo le 19 dell’8 febbraio. Un fatto di sangue che lunedì notte, dopo mesi di indagini di Arma e Procura, ha portato all’arresto di cinque campani ed un fondano conoscente di Barlone, il 43enne piccolo imprenditore Aldo Quadrino. Proprio lui, assieme al 61enne Barlone, il protagonista di una misteriosa vicenda ancora tutta da inquadrare. Tra stranezze e “casualità”. Teatro del fatto, avvenuto nel pomeriggio del 19 gennaio, il frantoio fondano di proprietà di Quadrino.


*Patrizio Barlone*
*Patrizio Barlone*

Nell’attività di via Casetta Ugo quel giorno fecero irruzione due campani, che immobilizzarono e alleggerirono gli unici due presenti: Aldo Quadrino, che a riguardo ha sostenuto di essere stato derubato di 200 euro, e appunto Barlone, al quale era stato sottratto il portafogli contenente circa 150 euro, oltre che il cellulare e le chiavi di casa e della propria utilitaria Peugeot. Auto al cui interno, proprio a non molta distanza dall’irruzione, Barlone ritrovò magicamente il borsello contenente il mazzo di chiavi. Un’anomalia dietro l’altra: nessuna delle due vittime si presentò mai a denunciare l’accaduto. Perché?

*L'avvocato Mastrobattista*
*L’avvocato Mastrobattista*

Storia oggettivamente strana, che ha portato a un bivio. Per gli investigatori il sequestro di persona con annessa rapina è stato farlocco: un’altra trappola (temporalmente la prima) orchestrata da Quadrino – il primo a liberarsi da legacci e bavaglio, slegando quindi “don” Patrizio – con la complicità di alcuni dei pregiudicati campani poi arrestati in relazione all’omicidio d’inizio febbraio. Rispetto determinate circostanze Quadrino ha invece sostenuto l’esatto contrario: non conosceva i rapinatori, e quanto avvenuto non era una sua macchinazione ma una rapina bella e buona, non denunciata solo per via delle ripetute insistenze di Barlone. O almeno questa è stata la versione fornita al gip Nicola Iansiti nel corso dell’interrogatorio di garanzia di giovedì, durante cui l’arrestato, assistito dall’avvocato Giulio Mastrobattista e dalla collega Atena Agresti, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere ha fornito circa un’ora di dichiarazioni spontanee.

 

UN FRANTOIO “INGOMBRANTE”

Tra i crocevia dell’inchiesta, c’è il frantoio di Quadrino. Uscito fuori in tre differenti circostanze. L’attività, braccata dalle banche, era il motivo della fidejussione da un milione d’euro che “don” Patrizio, stando alla versione fornita dallo stesso Quadrino nel corso delle dichiarazioni spontanee rese al gip, avrebbe dovuto approntare il 9 febbraio presso una filiale del Monte dei Paschi di Siena, giorno successivo all’omicidio dello stesso Barlone. L’appuntamento tra i due, era saltato fuori in una delle agende della vittima, senza comunque alcuna annotazione rispetto il perché dell’incontro.

Adesso, il frantoio è tornato in qualche modo alla ribalta perché teatro del sequestro con rapina ai danni del duo Quadrino-Barlone, mai denunciato e pieno di punti interrogativi. Ma la stesso frantoio è balzato all’attenzione degli investigatori anche per un’ulteriore circostanza. Cruciale: è indicato come il luogo dove Quadrino e il gruppo di cinque campani poi arrestati, con in bella vista anche una pistola, si sarebbero incontrati per decidere ruoli e modalità del colpo a casa di Barlone a caccia di soldi e fantomatici diamanti.