Fondi, camping Sant’Anastasia e Cedis: il focus della Uiltucs sulla situazione dei lavoratori

Lumicino acceso per alcuni, ancora buio per altri. Mentre i lavoratori del Sant’Anastasia possono parzialmente gioire, dato che, in attesa di capire le sorti del campeggio, anche per i prossimi mesi potranno contare sulla cassa integrazione, quelli della Cedis Izzi continuano a rimanere senza alcun sussidio. Due differenti facce della crisi occupazionale nella Piana. Due casi analizzati dalla Uiltucs, che sta accompagnando le maestranze dei due (ex) colossi fondani nel loro percorso per vedersi garantito un futuro.

*Gianfranco Cartisano*
*Gianfranco Cartisano*

Ad aprile 2011, il sequestro del camping disposto dalla Procura. Da allora cancelli chiusi e decine di dipendenti in bilico. Potendo comunque contare sulla sicurezza della cassa integrazione in deroga, rinnovata proprio in questi giorni. “Abbiamo siglato insieme alla proprietà l’accordo, che garantisce il sussidio per altri cinque mesi”, rende noto il segretario provinciale Uiltucs, Gianfranco Cartisano. Che però sottolinea come non si possa sorridere più di tanto: questa sarà l’ultima proroga possibile. E poi? “Da tempo insieme ai lavoratori stiamo sollecitando tutte le parti ad accelerare i tempi sul ripristino dell’attività, oltre il 31 maggio prossimo senza la riapertura saranno destinati alla fuoriuscita dal mondo del lavoro. La famiglia Tallarini, i lavoratori e la Uiltucs non si sono mai arresi hanno combattuto e continueranno a sensibilizzare affinché il campeggio possa riaprire”.


IMG_0108Da una crisi all’altra. Quella della società Cedis Izzi, le cui maestranze dall’apertura della procedura di mobilità non hanno ancora visto la fine del tunnel. Anzi. Sono “già da un anno senza un minimo di sostegno e senza lavoro, il tutto per volontà di una proprietà che ha per nome ‘Gruppo Cedis Izzi’”, sostiene il sindacato. Che addebita le colpe di tale situazione proprio ai vertici societari. Dall’inizio dei problemi: “Per noi il caso Cedis rimane solo ed esclusivamente cattiva gestione”. Alla successiva gestione dei lavoratori, col mancato accordo sulla cassa integrazione che per la Uiltucs rappresenta la prova di “una proprietà che voleva liberarsi subito della forza lavoro”. Oggi la società è in concordato preventivo. “Tale concordato non garantirà i tanti creditori, porterà altre crisi con conseguenti licenziamenti”. Mentre “oggi i lavoratori della Cedis oltre a non percepire la cassa integrazione sono disoccupati, e non hanno ancora percepito le spettanze di fine rapporto”.