Regionali 2018, L’analisi del voto: M5S succhia voti alla sinistra

Le elezioni Regionali hanno riconfermato alla guida del Lazio Nicola Zingaretti, il primo presidente ad essere rieletto per il secondo mandato dalla riforma del meccanismo elettorale per il rinnovo di Giunta e Consiglio. Dalla Provincia, saranno in 5 i ad andare in Consiglio regionale.

All’indomani della chiusura dei seggi, anche a livello locale, come osserviamo sui principali media per il nazionale, c’è stato chi esultava per la vittoria, chi era soddisfatto per aver retto il colpo e chi si leccava le ferite. Il dato delle liste mostra comunque uno spaccato leggermente diverso da quello che mettono in evidenza i voti e le percentuali per i candidati alla presidenza della Regione; dati anche notevolmente interessanti, come la ridefinizione di equilibri elettorali tra Forza Italia e la Lega, con quest’ultima che a Latina risulta primo partito della coalizione. Ma per impatto sul corpo elettorale e per evitare di trovare differenze territoriali per la presenza di esponenti locali nelle liste, si è deciso di procedere all’analisi prendendo come punto di riferimento proprio i voti e le percentuali di chi concorreva per la carica più prestigiosa: la guida dell’esecutivo regionale.


In Provincia di Latina, chi analizza i dati non può che constatare che a festeggiare può essere solo il Movimento 5 Stelle, autore di un vero e proprio tsunami elettorale anche in terra pontina. I pentastellati fanno risultare un incremento del proprio consenso complessivo del 9,29%. Di questo tsunami, salvo in qualche Comune, non ne ha praticamente risentito il centrodestra, che con Parisi ha retto il colpo rispetto ai voti presi cinque anni prima da Francesco Storace (flessione di 0,58%). Quasi annegato, invece, il centrosinistra, che in un territorio politicamente già abbastanza ostile, è riuscito a perdere una fetta importante del proprio elettorato: il 7,83%.

Per capire la polarizzazione dell’offerta politica, e, dunque quanti elettori hanno deciso di dare la propria fiducia a schieramenti fuori dai principali poli, bisogna sottolineare come la proposta del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi non ha spostato nulla in più di quanto sul territorio avesse conquistato cinque anni prima, Giulia Buongiorno, allora in corsa per la guida della Regione. Anzi, se si prendono i dati e si incolonnano, si può osservare come questa sorta di “quarto polo”, sia leggermente in decrescita, (0,47%) su base provinciale. Di contro, la polarizzazione è ancora più serrata rispetto a cinque anni prima, perché i quattro principali candidati in corsa per la guida del Lazio, incassano complessivamente 1,59% in più dei consensi.

Per cercare di capire l’andamento elettorale delle Regionali in provincia di Latina, si è preso in riferimento il dato dei cinque comuni più popolosi della terra pontina: ovvero il capoluogo Latina, Aprilia, Terracina, Fondi e Formia.

Se si guardano i dati in modo trasversale, si osserva subito che il centrosinistra è stato notevolmente ridimensionato un po’ ovunque, rispetto alle omologhe elezioni del 2013, con dei dati decisamente oltre la media (-11%) a Formia e Fondi e (-10%) ad Aprilia. Il centrodestra, invece, è sempre attorno al suo dato standard, vicino al mezzo punto percentuale di differenza. Ci sono due casi su tutti che meritano di essere menzionati: Terracina, dove Parisi raccoglier il 2,89% in più di quello che aveva fatto Storace, e Formia, dove il dato è in controtendenza facendo registrare una flessione del 3,16%. Formia, che merita un’analisi più che attenta poiché è chiamata al voto per le amministrative il prossimo maggio/giugno, ci fa evidenziare un dato che è simile un po’ ovunque: i voti che ha perso il centrosinistra, sono andati in toto ai pentastellati, più qualche altra preferenza recuperata dal centrodestra o dai partiti non polarizzati. Tant’è vero che gli incrementi più rilevanti dei Cinque Stelle, li registriamo proprio dove crollano i progressisti: Fondi, Formia e Aprilia.