Malasanità, risarcimento per paziente di Latina: in ospedale per i calcoli gli perforano intestino

Una nota clinica ospedaliera di Canistro – in Provincia de L’Aquila – è stata condannata a risarcire una paziente di Latina a causa delle lesioni che gli ha procurato durante un intervento di “litotrissia” con ultrasuoni. La donna vittima della disavventura, la signora M.C. di Latina, si era ricoverata presso il nosocomio a causa di una calcolosi renale, risolvibile mediante un semplice intervento con utilizzo di una sonda ad ultrasuoni. Durante l’operazione però qualcosa è andato storto, e a causa del chirurgo operatore e della sonda ad ultrasuoni, la paziente ha subito la perforazione dell’intestino.

I medici a quel punto hanno dovuto convertire l’intervento ed aprire l’addome della assistita per tagliare la parte di intestino lesionata e confezionare una sacca sterile esterna contenente i visceri, sacca che la signora M.C. ha dovuto portare per circa 50 giorni, fino al secondo intervento per la definitiva risoluzione del problema e la chiusura dell’addome.


Per il lungo tempo necessario alla guarigione, le sofferenze psicofisiche causate dalle aderenze intestinali, le conseguenze sulla vita di relazione ed il danno estetico cagionato, la clinica è stata condannata dal Tribunale di Roma ad un risarcimento di quasi 50.000,00 euro in favore della paziente.

Gli avvocati Roberto e Benedetto Guglielmo hanno infatti chiarito definitivamente l’accaduto e la assoluta doverosità del risarcimento in favore della loro assistita sia nel caso si sia trattato di “complicazioni dell’intervento” che di vero e proprio “errore medico”, non avendo la clinica provato di aver messo in atto ogni misura di prevenzione per evitare il danno.