Il don, la “mentalità mafiosa” e la censura al funerale dell’alfiere della legalità: parroco contestato

Prima la commozione. Poi, tra la folla in lutto, ecco calare il gelo. Sguardi allibiti, mormorii crescenti. Tutto sfociato, nell’arco di pochissimo, in una protesta diretta all’altare per certi versi plateale, con più di qualche presente che subito dopo, indispettito, ha preferito avviarsi a passi svelti verso l’uscita.

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Benito Di Fazio

Doveva essere “solo” un funerale, l’ultimo, sommesso addio all’ingegner Benito Di Fazio, consigliere comunale uscente e fino alla fine battagliera figura della minoranza sperlongana, un alfiere della legalità venuto a mancare sabato al “Goretti” per i postumi di una tragica caduta in casa. Tra un colpo di scena e l’altro ha rischiato incredibilmente di diventare una gazzarra da stadio. E tutto a causa della censura.


Sì, proprio così. Censura. Quella che il parroco officiante ha provato (inutilmente) ad imporre sull’elogio funebre firmato dal dottor Nicola Reale, per anni compagno di “Ben” – così lo chiamava con affetto chi gli era più vicino – sui banchi dell’opposizione consiliare del borgo rivierasco, ma soprattutto amico. Un discorso passato al vaglio dei familiari dello scomparso, da fare a titolo personale solo sulla carta, ma che al parroco della chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, nel cuore di Sperlonga, non è parso garbare più di tanto.

L'ingresso dell'abitazione di Di Fazio dopo l'intimidazione a febbraio 2016
L’ingresso dell’abitazione di Di Fazio dopo l’intimidazione a febbraio 2016

O almeno, in vista delle esequie tenutesi lunedì pomeriggio, non garbava di certo per la seconda parte, pregna di cenni relativi alle battaglie che hanno contraddistinto gli ultimi anni di vita del compianto Di Fazio, e anche di rimandi ai problemi affrontati nel suo percorso di professionista prestato anima e corpo alla politica. Non ultime le scritte ingiuriose comparse fuori l’uscio di casa, che additavano a caratteri cubitali l’anziano ingegnere come “infame schifoso. Episodio abbastanza recente, del resto, registratosi lo scorso febbraio e la cui eco arrivò fino in Parlamento.

Secondo Reale quello spiacevole accadimento in particolare è servito “a far capire agli sperlongani a quale punto la mentalità mafiosa fosse giunta ad inquinare la vita del paese”. Concetto messo nero su bianco nel discorso da leggere in memoria di Di Fazio durante le esequie, assieme ad altri che al parroco – è evidente – non sono piaciuti. La famigerata “seconda parte”, appunto, dove tra parole quali democrazia e libertà trovavano posto passaggi come quello relativo al “liberare” Sperlonga “dalla costrizione e dal controllo”.

Don Gaetano Manzo
Don Gaetano Manzo

Esaminato anzitempo il carteggio, l’inaspettato veto del prete incaricato di celebrare la funzione, don Gaetano Manzo: placet per la lettura in chiesa della prima parte, deciso niet per il resto. In teoria. In pratica è successo tutt’altro. Sarà stata l’enfasi del momento, sarà stata la voglia di omaggiare pienamente l’ingegnere, ma Reale è andato fino in fondo. Ha letto la commemorazione fino all’ultima riga. Altro che “bavaglio”. Censura preventiva aggirata con agilità.

Terminato l’intervento senza tagli, spazio a una commozione ancor più accresciuta rispetto all’inizio della cerimonia; ad un breve applauso. E dunque, a scuotere in maniera surreale il rito, a delle frasi che hanno gelato la platea e scatenato l’inatteso bailamme: quando mancava praticamente solo la benedizione del feretro, don Manzo, appena sobbalzato, ha ripreso la parola per fare “una precisazione”, interrompendo il minuto di silenzio che si stava tenendo in quei momenti.

In sostanza si è affrettato a dissociarsi dalle parole proferite poc’anzi dall’ex consigliere Reale, sottolineando pubblicamente il mancato rispetto dell’accordo riguardante il testo dell’elogio funebre considerato da bollino rosso, ed annunciando come per il futuro qualsiasi commemorazione tenuta da estranei al rito religioso si sarebbe dovuta prevedere all’esterno della chiesa: fuori dal luogo di culto contrapposizioni politiche o personali, la motivazione accampata. E fa nulla se quelle circostanze abbiano fatto parte della vita del fedele di turno, segnandola anche in maniera profonda, come nel caso di Di Fazio.

funerale-benito-di-fazio-5Una presa di posizione giudicata da buona parte delle decine di presenti come un eccesso di zelo ingiustificato e più che inopportuno, scatenando quindi un’amara quanto spontanea contestazione. Con tanto di “buu” e convenuti, anche di spicco, come la giornalista Carmen Lasorella, che sull’onda dello sconcerto si sono fatti sentire con viva voce. Dall’associazione Caponnetto hanno parlato addirittura di “prete alleato con la mafia”.

Coda da lasciare di sasso, per il commiato terreno all’ingegnere che amava la legalità.

 

A PAGINA 2 – IL TESTO DELL’ELOGIO FUNEBRE CHE HA SCATENATO IL CASO

A PAGINA 3 – UN VARIEGATO PARTERRE DI SPESSORE, IN CHIESA

A PAGINA 4 – LA CAPONNETTO: “PRETE ALLEATO CON LA MAFIA”