Sangue infetto a Sezze: confermato in appello il maxi risarcimento

Ha avuto finalmente ragione una signora 72enne di Sezze, che vive un inferno da ormai 41 anni e che dal 2008 cercava giustizia contro chi, per negligenza e scarsa attenzione, le aveva causato un incubo.

I fatti risalgono al lontano 1975, quando, all’epoca 31enne, la donna aveva ricevuto una trasfusione di sangue che, come venne scoperto in seguito, non fu effettuata secondo i dovuti controlli alle sacche di sangue, anche se all’epoca non era ancora obbligatorio il test di rilevamento dell’epatite c sulle donazioni di sangue, introdotto solo nel 1989). Per questo la paziente aveva contratto l’epatite C, una malattia che, in molti casi, può manifestarsi anche decine di anni dopo il contagio. Ecco perché la causa per il risarcimento venne intentata solo nel 2008. Una causa che si concluse con il diritto, da parte della donna, a ricevere un maxi risarcimento di 360.000 euro.


Una sentenza confermata ora dalla Corte d’Appello, nonostante il Ministero della Salute sostenesse ancora la buona condotta dei medici dell’ospedale. La donna, dunque, ha il pieno diritto di ricevere il suo risarcimento.