Quanto possono calare i prezzi dell’oro?

Proprio in virtù del fatto che il sistema economico attuale è dominato da un’atmosfera di instabilità, un gran numero di americani sta cercando di capire se conviene ancora rifugiarsi nell’oro o meno. In fondo, come ben sanno tutti coloro che investono abitualmente sul portale easymarkets.com, l’oro è considerato da sempre uno degli investimenti più antichi e saggi che si possano fare. In tanti, tra le altre cose, sono fermamente convinti che l’oro sia una scelta estremamente sicura per un investimento anche in piena recessione economica.

Cosa è successo nel terzo trimestre dell’anno

Il terzo trimestre del 2022 ha fatto emergere una delle tante conseguenze che tantissimi analisti si attendevano da tempo. Ovvero, una riduzione del prezzo dell’oro. Le banche centrali hanno acquistato grandi quantità d’oro, toccando livelli a cui mai si era arrivati in precedenza. Basti pensare come, nel caveau di tante banche centrali sparse per il mondo, sono stati immagazzinati quasi 400 tonnellate d’oro, per un valore complessivo intorno ai 20 miliardi di dollari, con una quotazione media pari a 1600 dollari.


Il prezzo dell’oro, durante il terzo trimestre, ha fatto segnare un calo di ben l’8%. Nonostante tale scenario, però, va detto che la domanda che ha ad oggetto l’oro in generale e pure i gioielli in oro ha fatto registrare un importante rialzo. Insomma, si tratta quindi di un segnale di fiducia rispetto a quello che viene considerato il bene rifugio per eccellenza.

In tutto il mondo, la domanda relativa all’oro ha fatto un balzo verso l’alto del 28%, raggiungendo il tetto delle 1181 tonnellate tra il mese di luglio e quello di settembre di quest’anno. Un aumento notevole in confronto al medesimo arco di tempo del 2021, dove le tonnellate domandate arrivavano solo a 922 tonnellate.

L’oro, un bene rifugio che non crolla mai

Ci sono alcune nazioni che sono emerse in quanto alla domanda dell’oro nel corso degli ultimi mesi. Stiamo facendo riferimento all’India, così come al Qatar, all’Uzbekistan e alla Turchia. Eppure, secondo quanto è stato riportato da parte del World Gold Council, c’è un quantitativo decisamente imponente del biondo metallo che non è compreso nelle stime ed è finito nelle mani di banche centrali, che hanno evitato di dichiarare tali acquisti.

Qualche sospetto su questi ultimi Paesi? Sembra proprio che si possa trattare delle nazioni che già ora possono contare sulle scorte d’oro più grandi in tutto il mondo, ovvero la Cina e la Russia. Detto questo, però, va rimarcato come il ruolo da protagonista in tal senso è la Turchia di Erdogan, in cui gli acquisti di monete d’oro e di lingotti hanno fatto registrare un incremento del 300% annualmente.

In base a quanto è stato dichiarato da Wayne Gordon, strategist che lavora per Ubs, pure il comportamento del biondo metallo in riferimento ai condizionamenti esterni è variato. Infatti, le prospettive ora sono influenzate sempre di più dal modo in cui si comporta il dollaro, ma anche dallo scenario che caratterizza il mercato azionario negli Stati Uniti, senza dimenticare le scelte che vengono fatte in ambito di politica monetaria, Fed in testa ovviamente. Anche se per il metallo più pregiato raggiungere dei guadagni importanti non è facile, con il prezzo che si avvicina a toccare i livelli più bassi negli ultimi decenni, ogni abbassamento dei prezzi non fa altro che provocare un aumento della domanda fisica.

I rischi di ribasso per il prezzo dell’oro, di conseguenza, sono previsti solamente fino alla fine del 2022. A partire dal primo semestre del prossimo anno, invece, si dovrebbe registrare una maggiore stabilizzazione, mentre entro la fine del 2023 si dovrebbe registrare anche una ripresa, seppur limitata.

Foto di PublicDomainPictures da Pixabay