Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, il messaggio del vescovo

Oct. 11, 2015 - Lesbos Island, Greece - Refugees and Migrants aboard fishing boat driven by smugglers reach the coast of the Greek Island of Lesbos after crossing the Aegean sea from Turkey.

Domenica mattina presso la chiesa di Stella Maris, a Latina Lido, è stata celebrata una messa in occasione della 107a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato celebrata dalla Chiesa cattolica, dal titolo ‘Verso un noi sempre più grande’. A concelebrare, sono stati i sacerdoti pontini che ordinariamente presiedono le messe in lingua straniera (inglese, francese e spagnolo).

L’iniziativa è stata organizzata dall’Ufficio diocesano di Migrantes, articolazione locale della Fondazione Migrantes, l’organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana per accompagnare e sostenere le Chiese particolari nella conoscenza, nell’opera di evangelizzazione e nella cura pastorale dei migranti, italiani e stranieri, per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti e opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, per stimolare nella società civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza.


Di seguito, il messaggio riverberato nell’occasione dal vescovo Mariano Crociata:

A voi, presbiteri, diaconi e fedeli che siete riuniti qui per celebrare su iniziativa diocesana la Giornata del Migrante e del Rifugiato, desidero rivolgere un invito alla preghiera, alla riflessione, all’impegno.

Il papa ha voluto dare un titolo a questa 107a Giornata con l’espressione ‘Verso un noi sempre più grande’. Il ‘noi’ di cui parla si riferisce alla stessa opera originaria di Dio, che crea l’essere umano come coppia e ne fa discendere l’umanità intera; e si riferisce all’opera di Cristo che, con il dono di sé sulla croce e nella risurrezione, genera un nuovo popolo di Dio. Senza cancellare l’originalità di ognuno di noi, nessuno può essere persona da solo; diventiamo noi stessi e viviamo autenticamente solo dentro un ‘noi’ che è innanzitutto la famiglia, e poi in particolare la comunità ecclesiale, e infine la società intera. Il dono della fede, insieme a quello della vita, ci rende responsabili di una umanità chiamata tutta a diventare un unico ‘noi’, con un senso di appartenenza, di solidarietà e di unità che sembra un compito infinito di fronte alle divisioni che lacerano il mondo intero.

Una divisione drammatica è quella prodotta dalla condizione dei migranti e dei rifugiati. Dobbiamo sentire, innanzitutto come credenti, l’appartenenza dei migranti al nostro ‘noi’. Un vero senso del ‘noi’ non può escludere, particolarmente quelli che condividono la nostra stessa fede. E questa assemblea liturgica è la dimostrazione che, venendo da Paesi e Continenti diversi, parlando lingue diverse e portando culture differenti, formiamo l’unica Chiesa ciascuno con la medesima dignità battesimale e la fraternità a cui Cristo ci ha generato.

Questa stessa fraternità deve diventare un compito verso tutti quelli che mettono piede in questa nostra terra, perché soprattutto i più disperati e smarriti tra loro sentano di essere abbracciati da un ‘noi’ che il senso dell’umanità, insieme alla fede, incessantemente ci ispira.

Oggi dobbiamo pregare per questo e chiedere al Signore che l’impegno già avviato in questo campo possa trovare seguito e sviluppo nell’iniziativa diocesana e nelle singole comunità parrocchiali, perché la nostra Chiesa cresca come vera comunione di fede, di speranza e di carità, testimone dell’accoglienza illimitata di Cristo verso ogni essere umano“.