
Domenica mattina presso la chiesa di Stella Maris, a Latina Lido, è stata celebrata una messa in occasione della 107a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato celebrata dalla Chiesa cattolica, dal titolo ‘Verso un noi sempre più grande’. A concelebrare, sono stati i sacerdoti pontini che ordinariamente presiedono le messe in lingua straniera (inglese, francese e spagnolo).
L’iniziativa è stata organizzata dall’Ufficio diocesano di Migrantes, articolazione locale della Fondazione Migrantes, l’organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana per accompagnare e sostenere le Chiese particolari nella conoscenza, nell’opera di evangelizzazione e nella cura pastorale dei migranti, italiani e stranieri, per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti e opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, per stimolare nella società civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza.
Di seguito, il messaggio riverberato nell’occasione dal vescovo Mariano Crociata:
“A voi, presbiteri, diaconi e fedeli che siete riuniti qui per celebrare su iniziativa diocesana la Giornata del Migrante e del Rifugiato, desidero rivolgere un invito alla preghiera, alla riflessione, all’impegno.
Il papa ha voluto dare un titolo a questa 107a Giornata con l’espressione ‘Verso un noi sempre più grande’. Il ‘noi’ di cui parla si riferisce alla stessa opera originaria di Dio, che crea l’essere umano come coppia e ne fa discendere l’umanità intera; e si riferisce all’opera di Cristo che, con il dono di sé sulla croce e nella risurrezione, genera un nuovo popolo di Dio. Senza cancellare l’originalità di ognuno di noi, nessuno può essere persona da solo; diventiamo noi stessi e viviamo autenticamente solo dentro un ‘noi’ che è innanzitutto la famiglia, e poi in particolare la comunità ecclesiale, e infine la società intera. Il dono della fede, insieme a quello della vita, ci rende responsabili di una umanità chiamata tutta a diventare un unico ‘noi’, con un senso di appartenenza, di solidarietà e di unità che sembra un compito infinito di fronte alle divisioni che lacerano il mondo intero.
Una divisione drammatica è quella prodotta dalla condizione dei migranti e dei rifugiati. Dobbiamo sentire, innanzitutto come credenti, l’appartenenza dei migranti al nostro ‘noi’. Un vero senso del ‘noi’ non può escludere, particolarmente quelli che condividono la nostra stessa fede. E questa assemblea liturgica è la dimostrazione che, venendo da Paesi e Continenti diversi, parlando lingue diverse e portando culture differenti, formiamo l’unica Chiesa ciascuno con la medesima dignità battesimale e la fraternità a cui Cristo ci ha generato.
Questa stessa fraternità deve diventare un compito verso tutti quelli che mettono piede in questa nostra terra, perché soprattutto i più disperati e smarriti tra loro sentano di essere abbracciati da un ‘noi’ che il senso dell’umanità, insieme alla fede, incessantemente ci ispira.
Oggi dobbiamo pregare per questo e chiedere al Signore che l’impegno già avviato in questo campo possa trovare seguito e sviluppo nell’iniziativa diocesana e nelle singole comunità parrocchiali, perché la nostra Chiesa cresca come vera comunione di fede, di speranza e di carità, testimone dell’accoglienza illimitata di Cristo verso ogni essere umano“.