Aziende italiane: chi potrebbe guidare la ripartenza anche all’estero

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La ripresa sembra avvicinarsi, dopo lo sconquasso provocato dalla pandemia di Covid che ha letteralmente tramortito l’economia globale: è stata la Commissione UE a certificare le attese in tal senso, indicando nel 4,2 l’incremento del PIL italiano nell’anno in corso, e nel 4,4% per il 2022. Ovvero sostanzialmente in linea con la crescita media che dovrebbe registrarsi nell’eurozona nello stesso arco temporale.
Per cercare di favorire questo trend, tuttavia, occorre anche che le aziende tricolori riescano a dotarsi degli strumenti in grado di aiutarle sui mercati, soprattutto in un momento così particolare. Proviamo quindi a indicarne alcuni.

La trasformazione digitale


Il primo fattore di crescita potrebbe essere rappresentato dalla trasformazione digitale, che nel corso del 2020 ha accelerato nel nostro Paese più che nel resto del continente. È stato il Digital Transformation Index di Dell Technologies a rivelare che l’85% delle nostre imprese ha deciso di spingere con grande forza sulla digitalizzazione, con investimenti massicci che per l’81% di esse sta in pratica ridisegnando il modello di business.
Numeri che spingono a superare ampiamente la media europea (75,3%) e da collocare il nostro Paese davanti a paesi da sempre più maturi dal punto di vista tecnologico, come il Regno Unito, fermatosi al 72,3%, la Germania (71,7%) e Francia (70,7%). Ad investire in digitale sono soprattutto i top player, come si può vedere analizzando
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L’innovazione di prodotti e servizi

Se il Covid ha dato una spinta alla trasformazione digitale, anche per quanto riguarda la tensione all’innovazione si è dimostrato una leva estremamente potente. È stata l’indagine “L’impatto dell’emergenza Covid-19 sulle startup e sull’ecosistema dell’innovazione in Italia”, realizzata da VC Hub Italia, a mettere in evidenza quanto accaduto nel corso della pandemia. Durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria, infatti il 58% delle startup ha incrementato il personale, il 32% ha registrato un aumento della domanda e il 27% una crescita dei ricavi.

La necessità di aumentare i fondi per ricerca e innovazione

Per poter continuare a crescere, l’innovazione nel nostro Paese necessita di risorse aggiuntive. Per capirlo basta dare un rapido sguardo al primo rapporto Anitec-Assinform sull’R&I in Italia, dal quale si apprende come le imprese Ict abbiano investito nel 2018 (ultimo anno di cui si hanno i dati) 2,6 miliardi di euro nel settore.
Se il dato è in crescita, il livello di investimenti è ancora molto inferiore alla media europea. Per recuperare il gap in tal senso, ne servirebbero almeno 3,5 in più, da conseguire nel corso di un triennio, ai quali devono essere aggiunti perlomeno 6500 ricercatori. Per poterlo fare, non solo sarebbe necessario un intervento pubblico molto esteso, magari indirizzando all’uopo i soldi del Recovery Fund, ma anche investendo in maniera massiccia sul sistema universitario di eccellenza. Ovvero il contrario di quanto si è fatto in Italia nel corso degli ultimi decenni. Con risultati spesso devastanti.