76° Anniversario della Liberazione: la cerimonia e il discorso del Prefetto

Si è svolta questamattina, nel parco comunale ‘Falcone Borsellino’ di Latina, in un’atmosfera di sobrietà e rispetto delle misure di distanziamento sociale legate all’emergenza Covid, la celebrazione del 76esimo anniversario della Liberazione, rendendo doveroso omaggio alle vittime che hanno contribuito alla liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista. 

All’evento hanno preso parte, oltre al prefetto Maurizio Falco, il vescovo di Latina Mariano Crociata, il Questore, il Sindaco, il Presidente della Provincia, i Comandanti territoriali delle forze armate e il Presidente dell’Anpi.


La cerimonia ha avuto inizio con la deposizione della corona commemorativa presso il monumento ai caduti e si è conclusa con la lettura dei messaggi rivolti alla cittadinanza da parte del Presidente dell’Anpi, del sindaco Damiano Coletta, del Prefetto e del Vescovo.

Nel suo intervento il dottor Falco ha espresso profondo rammarico per l’assenza di tutti coloro che avrebbero voluto partecipare alla cerimonia ma che, proprio in ragione della delicatezza dei tempi, non hanno potuto essere presenti.

IL DISCORSO DEL PREFETTO

“Due brevi riflessioni, solo perché il vento della pandemia soffia ancora sulle nostre strade e ci restringe in numero ed in tempi ridotti anche oggi, in occasione della celebrazione del 25 aprile. Il pensiero va a chi ha combattuto per noi la barbarie nazi-fascista ed a chi anche adesso, contro un nemico diverso, occupa le trincee della difesa dello Stato democratico; ed offre, ora come allora, esempi di generosità fino all’estremo sacrificio, meritandosi il ringraziamento commosso ed indiscusso di tutta la Comunità.

S.E., il Prefetto di Latina, dott. Maurizio Falco

Il parallelismo si impone anche perché proprio da domani, 26 aprile 2021, a 70 quasi di distanza, con una altra, diversa guerra in atto, sembra schiudersi un nuovo percorso di speranza e libertà per tanti concittadini. Che hanno sofferto, in termini di salute e perdite dei propri cari, ma anche per gli estremi sacrifici economici che hanno dovuto affrontare; ed ora vogliono potersi lasciare tutto alle spalle.

Allora, lo spirito di Comunità seppe ribellarsi al male e, subito dopo, immaginare un traguardo oltre gli odi fratricidi; elaborando, attraverso i padri costituenti, una traccia indelebile dentro cui sviluppare i diritti essenziali di una moderna democrazia.

Quello spirito di rinascita seppe scegliere il campo della Democrazia contro il pericolo di nuovi errori totalitaristi; consapevole che garantendo diritti di Libertà a tutti avremmo costruito quel percorso ideale che partiva dalla Liberazione per approdare alla Libertà. Questo credo sia il contenuto progressivo di quel messaggio da richiamare in questi tempi confusi, dove i diritti di libertà (allora palesemente conculcati dalla barbarie nazista) oggi invece si intrecciano in una sterile contrapposizione tra salute ed economia.

E’ infatti proprio sulla difficilissima individuazione della più giusta misura della contrazione della seconda (economia) a vantaggio della prima (salute), in un equilibrio sostenibile per tutti, che si gioca non solo l’uscita definitiva dalla guerra pandemica, ma, anche, il consolidamento ed il rinnovamento di una democrazia.

Questo ci chiedono di garantire le giovani generazioni: essere equilibrati ed inclusivi. Ci ascoltano parlare dei nostri padri come eroi, ma a tanti anni di distanza possono davvero recepire il senso di quella storia se saremo noi e le nostre condotte a dimostrare di averne seguito l’esempio. Progettando bene un futuro per loro di opportunità e di fiducia.

Il mio breve pensiero non può che andare anche a coloro che avrebbero desiderato partecipare proprio in ragione della delicatezza dei tempi, ma che non abbiamo potuto schierare insieme a noi. Presto, ne sono sicuro, dalle agorà virtuali cui ci costringe la pandemia ritorneremo alle agorà fisiche, come questa di oggi, così poco partecipata in relazione all’importanza dell’evento. Ma, intanto, cerchiamo di capire che la concretizzazione finale della vittoria, ora come allora, passa attraverso il rispetto di comportamenti e stili di vita che sapremo ancora mantenere in questo – speriamo – ultimo miglio che ci separa dal traguardo della liberazione e, in chiave più ampia, della ritrovata libertà”.