Messa con comunione senza guanti: blitz di Striscia la Notizia, mea culpa e una ridda di polemiche – VIDEO

Una messa di Pasqua con annessa comunione senza guanti, a dispetto degli accorgimenti atti a contrastare l’epidemia da nuovo coronavirus. Una telecamera nascosta. Un blitz di Striscia la Notizia. L’intervento del sindaco di Formia. Le scuse del parroco. La caccia al ‘Giuda’. E un mare di polemiche. Che a margine hanno interessato pure la stessa troupe di Canale 5 giunta in città per censurare il comportamento del sacerdote. Ma andiamo, per quanto possibile, con ordine. 


Attraverso un filmato giunto nelle mani della redazione del popolare programma televisivo di Mediaset, è stato documentato come nella chiesa del Buon Pastore di Penitro, frazione formiana, domenica 12 aprile non si sia mancato di celebrare la messa pasquale. Con annessa distribuzione delle ostie ai (pochi) fedeli presenti, senza alcuna protezione. Un caso al centro di un servizio andato in onda nella puntata di martedì sera, e che in mattinata aveva portato in città l’inviato del tg satirico Jimmy Ghione: prima ha chiesto spiegazioni al parroco, il 45enne indiano don Showry Konka, che inizialmente ha negato, poi si è recato a chiedere lumi al sindaco Paola Villa.

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Il primo cittadino di Formia ha detto all’inviato che avrebbe avvisato dell’accaduto Prefettura e Questura, non prima di aver contattato l’Arcivescovo di Gaeta. Lasciandosi successivamente andare a una riflessione, riverberata attraverso la propria pagina Facebook: “Mi sono chiesta se non fosse stato più giusto e, forse anche più normale, che quel video fosse stato inviato direttamente al Sindaco o alle Autorità competenti, invece di esporre al pubblico ludibrio un parroco e la sua Comunità. Ciò non avrebbe garantito affatto l’impunità ai responsabili, ma avrebbe garantito un trattamento, consentitemelo, di reale umanità. Il parroco ha sbagliato, la tutela della salute pubblica ha la priorità. In qualità di Sindaco avrei potuto sentire il Parroco, fargli capire perché quell’atto non andava compiuto, avrei potuto ascoltare le sue motivazioni, come è avvenuto in altre situazioni simili, coadiuvata anche dal Vice Questore, situazioni dove nessuno è rimasto impunito ma nessuno è stato messo pubblicamente alla berlina. Invece no. Invece l’autore del video ha deciso che la Comunità di Penitro ed il suo Parroco subissero un processo mediatico. La mia domanda è semplice: Perché?”.

Da par suo, don Konka ha in seguito affermato di aver aperto la chiesa e celebrato la messa ‘incriminata’ in pratica a porte chiuse e per pochi intimi. Una decina di persone in tutto. Un diacono, un organista, un paio di chierichetti ed alcuni fedeli, tra i quali l’autore del video inviato a Striscia la notizia. Ammettendo ad ogni modo di aver effettivamente dato l’Eucarestia senza indossare mascherina e guanti. Un “atto di imprudenza”, ha sottolineato lo stesso. Che ieri sera ha provato a spiegare la sua posizione attraverso un video-messaggio. Da notare – e questo forse sarebbe degno di ulteriori discussioni a ben altri livelli – che né le disposizioni ministeriali, né quelle, conseguenti, della Santa Sede e della Conferenza episcopale italiana impongono l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale. Strano ma vero, nemmeno nell’atto della comunione.

In difesa di don Konka, che nel frattempo si è auto-denunciato alle forze dell’ordine, venendo com’è ovvio multato, nella mattinata di oggi è intervenuto anche don Antonio Cairo, parroco di Santa Albina Vergine e Martire, a Scauri di Minturno: “Buongiorno ragazzi, dopo aver visto, con molto disgusto, ieri sera Striscia la Notizia ho chiamato il parroco di Penitro manifestandogli la mia solidarietà per quanto accaduto. Non ha saputo difendersi”, ha scritto sulla pagina Facebook della propria parrocchia. “Non è scritto che dobbiamo distribuire la comunione con i guanti. E i frammenti del pane eucaristico? È detto che l’Eucaristia va data sulla mano. Inoltre il sacerdote non è detto che debba celebrare con la mascherina, che deve usare con i guanti in caso di visita agli anziani in casa. Ma quello che ha fatto il video non poteva uscire di casa. Non è stato visto dalla sorveglianza stradale? Tra l’ altro molti non conoscono le disposizioni della Cei emanate concordemente con il ministero degli interni per le celebrazioni pasquali. Inoltre, a motivo della privacy, nessuno può fare un video senza consenso dei presenti. È passibile di denuncia. La celebrazione era secondo le indicazioni previste dalla Cei. Non è infatti indicato che il sacerdote deve celebrare da solo”. Peccato, però, che oltre ai collaboratori di don Konka vi fossero come detto anche alcuni fedeli. Che no, secondo gli orientamenti in vigore non potevano essere in chiesa.

Dall’Arcidiocesi di Gaeta, contattata telefonicamente da h24notizie, oltre a ribadire l’assenza di obblighi per quanto riguarda guanti e mascherine durante le messe di questo particolare periodo – ma magari sarebbe stato il caso di usare semplice buonsenso, al di là delle effettive prescrizioni -, hanno ammesso la “leggerezza” del parroco di Penitro nell’aprire la celebrazione al centro della querelle a soggetti non necessari ad officiare la cerimonia. E quindi ai pochi fedeli presenti, compreso l’autore del video, peraltro appartenente ad un’altra parrocchia. Evidenziando però un particolare, sulla stessa linea di quanto detto dal sindaco di Formia: “Se c’era l’esigenza di fare giustizia, sarebbe stato opportuno contattare le autorità preposte, non direttamente la televisione”.

Sullo sfondo della vicenda polemiche a raffica, con la cittadinanza formiana (e non solo) spaccata. Da parte di molti è partita la caccia al ‘Giuda’ – così viene definito dai più – autore del video in chiesa, fatto con una microcamera. Un soggetto che, al di là di ogni intento, non poteva e non doveva muoversi dalla propria abitazione. E – lo abbiamo anticipato in apertura – non mancano neanche gli attacchi alla troupe di Striscia la Notizia: sulla base di un filmato fatto da un consigliere comunale in quota alla civica ‘Un’Altra città’, Ghione e colleghi sono stati accusati di aver parcheggiato l’auto con cui si sono spostati in divieto di sosta, e di non aver rispettato le precauzioni di sicurezza.

Insomma, da qualsiasi punto di vista, una baraonda che non risparmia nessuno: nell’occhio del ciclone, pur per motivazioni differenti, sia accusati che accusatori. In attesa dell’ultimo tassello: la formalizzazione, da parte delle forze dell’ordine incaricate dalla Questura di Latina, delle contravvenzioni ai partecipanti non autorizzati alla messa della discordia. Compreso il ‘delatore’, a rigor di logica.