Il Consiglio di Stato salva un rustico a Villa Malagò

Giovanni Malagò

A distanza di ben 26 anni dall’ordinanza di demolizione emessa dal Comune di Sabaudia, l’imprenditore Giovanni Malagò, presidente del Coni, è riuscito a ottenere dal Consiglio di Stato l’annullamento di quel provvedimento che gli imponeva di abbattere un immobile di 40 metri quadrati realizzato vicino alla sua villa sulle dune.

L’ennesimo contenzioso aperto dal numero uno dello sport italiano per gli abusi edilizi realizzati sul lungomare della città pontina si è così risolto favorevolmente per lui.


Nel novembre 1994 il Comune ordinò a Malagò di abbattere un rustico realizzato vicino alla villa, sul lotto di sua proprietà.

Il presidente del Coni chiese però subito il condono per quel manufatto, specificando di averlo realizzato l’anno prima, pagò l’oblazione e gli oneri concessori. E presentò ricorso contro l’ordine di sospensione dei lavori e abbattimento dell’immobile costruito.

Non abbastanza secondo il Tar, che pronunciandosi dopo ben tredici anni respinse il ricorso di Malagò e avallò l’ordinanza comunale.

Il presidente del Coni non si è perso d’animo e ora, trascorsi altri 12 anni, ha ottenuto da Palazzo Spada l’annullamento del provvedimento impugnato.

Per i giudici non si poteva ordinare la demolizione prima di definire la pratica di sanatoria aperta dall’appellante.

Una sentenza emessa in un procedimento in cui il Comune di Sabaudia non si è neppure costituito.

Dunque niente ruspe nella villa sul lungomare di Sabaudia.