Fondi, oltre cinquant’anni e i temi sul tavolo sono sempre gli stessi

“La frattura invadente nel rapporto tra ideologia e partito politico, insieme alla crisi degli stessi ideali, sono certamente i motivi da ricercare alle origini del presente travaglio sociale”. Con queste parole – che sembrano scritte oggi per scattare una fotografia del presente – Enzo Cima, apriva il primo numero di “Dibattito”, un periodico fondano inaugurato a metà anni sessanta.

Il primo numero, datato gennaio 1966, oggi è gelosamente custodito nelle case di chi ci ha lavorato nel corso del tempo e riposto nei dimenticatoi di ciò che è “passato”. Ma “Dibattito”, che nasceva attorno l’emisfero socialista, parlava di problemi del territorio.


Oggi, che di giornali cartacei ce n’è sempre meno richiesta, è curioso e affascinante riscoprire pagine di oltre cinquant’anni fa (54 per la precisione), in cui si parla di problemi che nel corso del tempo sono cambiati, mutati, trasformati, ma che tutto sommato sono sempre lì.

Nel numero in questione si parla di problemi del mondo dell’agricoltura – vi ricordo che chi ne scriveva lo faceva nel 1966 – ma anche dei malumori sportivi (calcistici in questo caso) per gli scarsi successi della compagine locale; e pensate, si parlava anche di problemi (seppur totalmente diversi da quelli attuali del sud pontino) legati alla sistemazione della rete idrica.

Avendo avuto la fortuna di vedere vari numeri di Dibattito, concessami proprio da chi figurava all’epoca come direttore, ovvero Enzo Paolo Cima, si nota molto facilmente come i temi al centro del dibattito civile, politico e sociale locale, nel corso di oltre cinquant’anni siano cambiati davvero poco.

In altri numeri il riferimento è alla questione urbanistica (oggi si parla di rigenerazione urbana, all’epoca di piano regolatore), o ancora di situazioni legate alla cultura locale o a spazi per poter praticare sport, leggendo proprio nella parola sport un intervento di tipo sociale.

Un paio di anni fa, nel corso di un lavoro editoriale legato alla storia della pallamano fondana, avevo avuto la fortuna di immergermi in quel capolavoro di archivio lasciato alla comunità da Gaetano Carnevale – e consultabile presso la biblioteca comunale di Fondi – che nei cinquant’anni di collaborazione con il Messaggero ha archiviato le pagine di cronaca (e non solo) locale, tracciando uno spaccato che meriterebbe un lavoro a sé. E anche in quel materiale, si trovano fatti, frasi, titoli, che mettono in evidenza problematiche e temi che dopo oltre cinquant’anni sono lì, sul tavolo e che cercano una soluzione. Spesso, sembra quasi che un Messìa della politica locale sia dietro l’angolo a tracciare una linea per risolvere il tutto come se qualcuno avesse una bacchetta magica.

E pensare che si sono susseguite decine di amministrazioni locali, che dalla fine degli anni sessanta i cittadini sono stati chiamati ad eleggere i propri rappresentanti con le elezioni comunali ben undici volte eppure, la questione dell’ospedale è sempre lì, tra chi ipotizza il depotenziamento e chi garantisce sulla rimanenza del nosocomio del San Giovanni di Dio.

Le piogge torrenziali segno del clima che cambia, parlano di problemi che già a fine anni sessanta e inizio anni settanta (ben 50 anni fa) parlavano di allagamenti nel centro e in altre zone della città, ma non solo.

La cultura, rimane al centro del dibattito. Oggi si fa riferimento del dibattito all’esigenza di spazi, ieri era l’attenzione ai luoghi in degrado, il tutto facilmente riscontrabile anche sulle pagine sbiadite di mezzo secolo fa.

Per non parlare della storia, i successi, le delusioni sportive oltre che del calcio anche della pallamano a tutti gli effetti vero sport cittadino.

Insomma, passano gli anni, cambiano le amministrazioni, si spostano le maggioranze e cambiano le classi dirigenti, si trasformano i problemi della gente, ma al centro dei dibattiti rimangono sempre gli stessi temi.

Un monito, forse, un’attenzione in più da parte sia dei cittadini che ancor più per chi ha intenzione di concorrere all’Amministrazione della città. Perché se come dicevamo prima dalla fine degli anni sessanta ad oggi si è votato ben 11 volte (1970-1975-1979-1985-1990-1994-1998-2001-2006-2010-2015), nella prossima primavera ci sarà l’ennesima “chiamata alle armi” ed è giusto che si vadano a rispolverare questioni storiche ma al tempo stesso attuali, sia recuperandole tra le pagine spiegazzate di un giornale vecchio, sia riscontrandoli dalla voce di chi li vive tutti i giorni, sia capendo se, dove e in che sede poterli affrontare e con quali soluzioni.