Aborto sul traghetto: la famiglia accusa, ma l’Asl esclude caso di malasanità

Incinta, una 31enne di Latina ha avvertito un malore mentre era in vacanza a Ponza, venendo visitata presso il poliambulatorio isolano, da dove secondo le ricostruzioni l’hanno di seguito invitata a recarsi al pronto soccorso del più vicino ospedale. Peccato che, durante il tragitto verso il nosocomio, in traghetto, la donna abbia poi abortito. Dando luogo a un dramma personale, ma anche a un caso pubblico spinoso e controverso. Da una parte lo choc e i dubbi della malcapitata e del marito, che a margine dei fatti, registratisi dieci giorni fa, hanno annunciato un esposto all’autorità giudiziaria; dall’altra la difesa dell’Azienda sanitaria pontina.

Secondo quanto riferito dalla donna all’AdnKronos, a bordo della nave si sarebbe “sentita male, collassata, perdendo i sensi più volte. Fortunatamente tra i passeggeri c’erano un’infermiera ed un medico che mi hanno soccorso. Da quel poco che ricordo nei momenti in cui ero vigile l’infermiera mi rianimava e aiutava con la respirazione. Il comandante ha attivato la traversata di emergenza e un carabiniere a bordo ha chiamato il 118”. “Siamo arrivati in poco più di due ore, ma troppo tardi comunque”, continua il resoconto. “All’arrivo a Formia un’ambulanza mi ha portato in ospedale, al Dono Svizzero. Ricordo che il comandante tra le varie cose mi ha chiesto perché non fosse stato chiamato l’elisoccorso ma mi hanno spiegato che a sette settimane di gravidanza non è previsto l’elicottero, che il Prontogest avrebbe bloccato l’aborto”. Il compagno della donna ha quindi dichiarato all’agenzia di stampa: “Mi hanno detto: ‘stai tranquillo, si può fare tre ore di mare in traghetto. Non hanno chiamato il 118’”.


Non si è fatto attendere l’intervento della politica, col consigliere regionale pontino Giuseppe Simeone, presidente della Commissione Sanità della Pisana, che appena saputo dell’aborto ha scritto una lettera al direttore generale dell’Asl di Latina, chiedendo di verificare se il fatto narrato corrispondesse effettivamente al vero.

Da par suo, l’Azienda sanitaria ha precisato attraverso una nota come stando agli accertamenti interni quanto accaduto non sia configurabile come un caso di malasanità. “In base agli elementi conoscitivi a disposizione, il professionista che si è occupato del caso ha seguito i protocolli da adottare nelle circostanze di cui trattasi. È quindi prematuro parlare di ‘malasanità’. Dispiace per l’accaduto e la Direzione della Asl è vicina al dolore della famiglia. Ovviamente verranno effettuati ulteriori accertamenti anche al fine di sgombrare il campo da possibili equivoci”.

Un intervento seguito da una seconda e più dettagliata nota, che conferma e rafforza i contenuti della precedente: “Con riferimento al caso della giovane signora che ha avuto un aborto spontaneo, la Direzione Aziendale ha avviato una procedura finalizzata alla ricostruzione dei fatti accaduti sull’isola di Ponza e, successivamente, presso l’ospedale Dono Svizzero di Formia.

Ciò che emerge dalla documentazione, conferma, così come era già stato comunicato per le vie brevi all’onorevole Simeone prima che la sua nota inviata al Direttore Generale della Asl diventasse di pubblico dominio, quanto è stato oggetto di comunicato stampa nel giorno di venerdì 4 ottobre: i professionisti che hanno avuto in carico la signora, con riferimento al caso di specie, hanno adottato i comportamenti corretti stabiliti dalle linee guida e dalle buone pratiche mediche vigenti. Più nello specifico, da quanto emerge dai referti medici esaminati, la paziente, al di là del comprensibile dolore psicologico per l’evento sfortunato, non ha mai oggettivamente presentato segni clinici di emergenza.

Con riferimento all’aborto spontaneo, è utile precisare che, secondo le evidenze scientifiche, tale evento si verifica in circa il 10-15% delle gravidanze. La causa di un aborto spontaneo isolato è generalmente sconosciuta né è determinabile specialmente in fase iniziale della gravidanza. Nel primo trimestre non esistono rimedi, farmaci o procedure, che possano impedire o bloccare l’evoluzione di un aborto spontaneo. In questo senso, anche l’utilizzo di un diverso mezzo di trasporto, per esempio l’elicottero al posto della nave, non è in grado di modificare in senso positivo l’esito dell’evento abortivo.

Il diffuso impatto mediatico prodotto da un evento dal così evidente carico emotivo – continua l’Azienda sanitaria pontina – ha purtroppo indirettamente generato un senso di inadeguatezza dei livelli di servizio assicurati sull’isola di Ponza dalla Asl e/o dai suoi professionisti. Proprio questo episodio, analizzato su un piano squisitamente oggettivo, conferma invece la capacità dei professionisti operanti sull’isola nel distinguere chiaramente tra situazioni di emergenza e quelle che non lo sono.

Più in generale, è il caso di ricordare che un paziente colto da infarto sull’Isola di Ponza, grazie all’ormai consolidato rapporto di collaborazione con Ares 118, si trova in sala di emodinamica in meno di trenta minuti. Se nel caso precedentemente raccontato fosse stato utilizzato l’elicottero, peraltro senza ottenere risultati di sorta, e si fosse generata contemporaneamente una situazione di emergenza, oggi saremmo a commentare una storia completamente differente”.