Arriva la sentenza, ma Carlo Zizzo è sparito poco prima: braccialetto elettronico spento da venerdì

La Corte di Cassazione

Un pregiudicato considerato – insieme al fratello, da tempo in carcere a Lanciano – al vertice di un sodalizio dedito al traffico di stupefacenti, quello delineato dall’inchiesta “San Magno”, sparito nel nulla. Nonostante il braccialetto elettronico. Teorico anti-fuga che risulta spento da giorni: il segnale è scomparso dal radar dei carabinieri della centrale operativa di Latina dal pomeriggio di venerdì 26. 

Ovvero da poco prima della sentenza con cui nella stessa giornata la Cassazione, pur rinviando alla Corte d’Appello i capi relativi ai sequestri patrimoniali, ha rigettato il ricorso dell’uomo contro le motivazioni della pesante condanna giunta in secondo grado, al termine del rito abbreviato. Ad ogni modo rideterminata dagli ermellini: decurtati due mesi, passando da quattordici anni di carcere a tredici anni e dieci mesi.


La notifica del provvedimento atto a rendere esecutiva l’espiazione della pena è giunta sabato, quando però il 56enne di Fondi Carlo Zizzo si era già abbondantemente volatilizzato. I carabinieri lo cercavano appunto dal giorno precedente, da quando, anticipando la decisione dei giudici della Suprema Corte, secondo le ricostruzioni dell’Ama era riuscito inspiegabilmente ad eludere il sistema di controllo elettronico, facendo quindi configurare il reato di evasione. Un catturando che una manciata di ore più tardi, scansando per irreperibilità la notifica della sentenza definitiva, si è avviato alla latitanza.

Irreperibile a margine della sentenza anche un altro condannato nel medesimo processo, Massimo Iacozza, anche lui fondano e considerato uno dei gregari di Zizzo.