La denuncia di Sciaudone: “Che fine ha fatto il dormitorio per i senzatetto?”

“Grave il ritardo dell’apertura del dormitorio invernale a Latina”.

La segnalazione arriva dall’esponente del partito di Rifondazione comunista, Sergio Sciaudone.


Così si mette in pericolo la vita di numerosi senzatetto malati presenti in vari luoghi del territorio. Non dico gli uffici, solitamente in ritardo su queste problematiche, ma il sindaco Coletta e giunta sapevano, già dal loro insediamento, la scorsa estate, che si doveva provvedere per tempo, invece è arrivato l’intenso freddo notturno (quello che uccide i senzatetto) e il dormitorio non c’è.

Finalmente è stata avviata una frettolosa e pasticciata procedura di affidamento esterno pubblicata sull’albo pretorio il 29/11 per un servizio, che stando a quanto riportato sulla delibera, sarebbe dovuto partire il 1° dicembre. Invece è stata rinviata, a quanto è dato sapere,  al 15 dicembre. E nel frattempo?

Non sappiamo se anche la giunta Coletta intende confermare la tragica prassi adottata dai servizi sociali negli ultimi anni: ovvero quella di far ricoverare i senzatetto malati in ospedale, solo quando oramai sono quasi in fin di vita. In questo modo non vengono trovati morti sulle panchine. Il che evita di richiamare l’attenzione sul welfare della città, carente, per tanti aspetti, rispetto a quello di molte altre città, anche del Lazio. Infatti nessuno si accorgerà della morte del senzatetto. Se proprio si verrà a sapere si  dirà che il poveraccio  è morto in ospedale, assistito. Non sulla pubblica panchina, a causa del freddo, dimenticato da tutti.

Anche la situazione attuale assume caratteri di emergenza. Molti senzatetto trascorrono la notte presso la sala d’attesa del pronto soccorso dell’ospedale Goretti dove, in assenza di struttura di accoglienza, in alcuni casi vengono accompagnati proprio dagli incaricati dei servizi sociali. Altri presso la stazione ferroviaria, i sagrati delle chiese, qualcuno riesce a infilarsi negli androni condominiali.

Ieri un senzatetto rumeno di quaranta anni circa, alcolista cronico, con una patologia che gli impedisce di camminare, era seduto in terra all’interno dei giardini pubblici, in pessime condizioni di salute.  Una passante ha cercato di soccorrerlo ed ha telefonato al 118 che, anche a seguito dei tagli operati su questo servizio, non aveva mezzi a disposizione. Il sottoscritto si è trovato a passare ed era presente quando è arrivata l’auto del pronto intervento sociale (Pis).  Il senzatetto, già noto al Pis, ribadiva l’intenzione di voler rimpatriare, affermava però di non avere il denaro necessario per tornare a casa in Romania (il biglietto autobus costa meno di 60 euro). Il responsabile del Pis replicava che l’organismo per il quale opera non dispone dei fondi necessari (il Comune ha appaltato il servizio per quasi 400 mila euro…..). La signora, impietosita, si è offerta di finanziare lei il rimpatrio.

Colpisce e dispiace che, a tanti anni dai primi rimpatri volontari umanitari assistiti, effettuati a Latina nel lontano 2007, ancora non sia stato promosso un coordinamento, capace di assicurarne la realizzazione.

Eppure lo schema organizzativo è noto e collaudato: l’immigrato che vuole rimpatriare viene assistito e curato sino alla sua partenza. Se le condizioni di salute lo richiedono viene anche accompagnato. Oltre ai, prioritari, motivi umanitari, si tratta di una soluzione vantaggiosa sotto molti punti di vista. Aggiungo che non occorrono grandi investimenti in denaro. Serve sensibilità politica. Le giunte precedenti brillavano per la capacità di replicare, con comunicati stampa, in cui si negava l’evidenza di queste situazioni.

Vedremo se Coletta mostrerà una diversa sensibilità e la capacità di operare con efficacia, fino ad ora sembra che sia in linea con il passato”.