Mistero Rosinella: sconosciute cause affondamento, si cerca corpo del comandante Oliviero

Sono dei due tunisini Khalifa e Saipeddine Sassi, tunisini, padre e figlio di 60 e 25 anni, i corpi – riconosciuti da un amico di famiglia – ritrovati nella giornata di mercoledì dal Cacciamine della Marina Militare Gaeta a bordo del peschereccio Rosinella affondato in circostanze misteriose a circa 8 miglia sud est di Punta Stendardo a Gaeta. Anzi in realtà i corpi non sono stati ritrovati a bordo ma nei pressi dell’imbarcazione e in particolare rispettivamente a circa 50 metri e circa 5 di distanza dal punto di affondamento della barca che si trova a 62 metri di profondità. Ritrovamenti ottenuti nell’ambito di una dettagliata ricerca effettuata con un sonar che ha scandagliato un’area di 200 metri per 200 metri, per un totale di 40mila metri quadrati.

Manca all’appello quindi il comandante della nave il 44enne Giulio Oliviero, i cui familiari erano mercoledì nei pressi della Capitaneria di Porto di Gaeta, sconvolti e arrabbiati non solo per quanto successo, ma anche spaventati di non poter più ritrovare il corpo dell’esperto marinaio, visto che uno dei membri dell’equipaggio già ritrovati era a distanza di 50 metri dalla nave. Intanto restano oscure le cause dell’affondamento, secondo quanto affermato anche dal magistrato titolare dell’indagine aperta per naufragio, Francesco Cerullo, che non riesce a risolvere l’enigma. Pur essendosi staccato il boccaporto poi ritrovato, lo scafo risulta integro. Circostanze che di fatto fanno scartare l’ipotesi di un affondamento a seguito di collisione come aveva supposto la moglie dello stesso Oliviero.


Intanto le ricerche sono state momentaneamente sospese anche a causa delle cattive condizione meteo marine e quindi della torbidità dell’acqua che non permette una visione ideale per il ritrovamento della terza salma. Solo allora potranno iniziare le attività di recupero dell’imbarcazione che la Regione Campania si è resa disponibile a pagare per intero visti gli alti costi da affrontare.

NELLA PAGINA SEGUENTE IL VIDEO CON LE INTERVISTE AL MAGISTRATO FRANCESCO CERULLO, IL LEGALE DELLA FAMIGLIA OLIVIERO, GLI ZII DEL COMANDANTE E UN AMICO DI FAMIGLIA DEGLI ALTRI DUE TUNISINI MEMBRI DELL’EQUIPAGGIO DECEDUTI