I 17 morti seppelliti al Santuario della Civita a Itri nel ricordo di Padre Rungi

“In tempo di terrorismo e della terza guerra  mondiale a pezzettini, come dice Papa Francesco, non bisogna dimenticare le vittime di tutte le violenze di tutte le guerre, comprese quelle che si sono combattute nel secolo XX, con milioni di morti in tutta Europa”, è quanto scrive in una nota personale, padre Antonio Rungi, passionista, religioso del santuario della Civita, vice-superiore della stessa comunità, commentando i fatti recenti, ma ampliando lo sguardo a tutti i drammi dell’umanità negli ultimi due-tre secoli. Padre Rungi si sofferma, dietro suggerimento dello storico padre Cherubino De Feo, nella sua analisi anche sui “morti abbandonati e dimenticati della seconda guerra mondiale ed in particolare di quelli che sono tumulati nel piccolo cimitero di guerra del santuario della Civita”.

Egli scrive: “Chi viene al Santuario, quasi verso la fine della strada Madonna della Civita, trova una precisa indicazione, che non tutti notano ed è quella del “Cimitero”. Si tratta di un luogo di pietà popolare, nel quale sono stati, cristianamente seppellite, già dal 1944, 17 vittime dell’ultima guerra mondiale. Siccome Papa Francesco – afferma padre Rungi – ci ricorda il dovere di seppellire i morti, praticando una delle opere di misericordia corporale durante il Giubileo della Misericordia, che inizia il prossimo 8 dicembre in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione, festa significativa per il Santuario della Civita per i suoi riferimenti storici attinenti alla visita di Papa Pio IX nel 1949, prima di definire il dogma dell’Immacolata, avvenuta nel 1854, penso che sia doveroso ricordarsi delle anime sante del purgatorio, quelle più abbandonate e tra queste tutte le vittime delle guerre mondiali, sparse in tanti cimiteri d’Italia, lasciati in una situazione di abbandono totale.


Il piccolo cimitero di guerra del Santuario della Civita che, nei limiti delle loro competenze e possibilità, i padri Passionisti curano, in primis padre Emiddio Petringa, superiore-rettore e padre Francesco Vaccelli, è soprattutto un luogo di preghiera per loro, specie nel mese dei defunti. Tale luogo necessiterebbe di una migliore sistemazione e quindi anche di indentificare le vittime della guerra, lì seppellite. Quando Teodoro Frasca, oggi 88 anni, custode e collaboratore del Santuario per oltre 60 anni, era nelle piene energie fisiche, curava personalmente questo luogo di preghiera, frequentato, da sempre, da poche persone. In una relazione del 1952 esistente nell’Archivio del Santuario della Civita, come riporta testualmente monsignor Paolo Capobianco, nel suo Libro “La Chiesa di San Gregorio e le Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia a Gaeta, nelle pagine 58-59, sono elencati i nomi delle 17 persone, decedute, per motivi di salute e non di bombardamenti, in quanto rifugiato al Santuario della Civita, insieme ad un gruppo di oltre 200 persone. Tra queste persone defunte, di cui si conosce il nome e la sola data di morte e non quella di nascita, risulta anche il nome di una religiosa delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia della comunità di Gaeta. Si tratta di Celestina, morta di broncopolmonite, al Santuario della Civita.

Erano 16 le suore di Gaeta sfollate al Santuario negli anni della guerra e lì rimasero fino al 10 gennaio 1944, che corrispondevano a questi nomi: Suor Maddalena, Suor Onorina, Suor Salvatores, Suor Teodora, Suor Domenica, Suor Emidia, Suor Celestina (che morì alla Civita), Suor Domitilla, Suor Aurea, Suor Teodolinda, Suor Franceschina, Suor Michela, Suor Innocenza, Suor Luciana  ed altre due religiose di cui non si conosce il nome. Si legge nella cronaca delle Suore che le religiose “vissero in condizioni brutali, senza alcuna igiene, invase da insetti e con una scarsezza di cibo e di calore da rendere molto difficile la sopravvivenza. Infatti in tali condizioni di vita una delle religiose, Suor Celestina fu colpita da broncopolmonite e distesa su una gelida lamiera morì. Le fu preparata una provvisoria sepoltura a pochi metri dal Santuario della Civita in una zona che divenne cimitero anche per altri sfollati che morirono al Santuario”. I nomi di tali morti sono: D’Auria Francesco, Antetomasi Anna, Turrisi Carmela, Giordano Civita, Di Grosto Caterina, Pierro Vincenza, Manzi Costanza, Trotta Michelina, Pulito Giacomo, Flores Ernesto, Ginotti Margherita, Vaudo Francesco, Giallauria Maria Grazia, Di Fava Concetta, Suor Celestina Brancato, Tuccinardi Clotilde e un defunto ignoto.

Gli altri sfollati, sopravvissuti alla morte, furono  costretti, dai soldati tedeschi, che il 10 e 11 gennaio 1944 arrivarono numerosi al Santuario,  a seguirli nel campo di concentramento di Priverno, dove, in diversi casolari, adagiati sulla paglia, furono abbandonati a se stessi. “La notte più lunga – si legge nel commento di quei terribili tempi – fu quella della deportazione di Suore e di sfollati, che vennero trasferiti con la forza su autocarri per destinazioni ignote”.

“La storia dovrebbe insegnarci molte cose – commenta padre Rungi – riportando alla memoria questi fatti del passato – ai noi esseri umani del XXI secolo dell’era cristiana. Invece, nonostante tutte le guerre, continuiamo a farci guerra, quando dovremmo tutti insieme operare per il raggiungimento della pace globale e globalizzata. Il Giubileo della Misericordia ci serva a noi cristiani ed uomini di buona volontà a cercare a tutti i costi la pace, ovunque c’è guerra, violenza, ingiustizia e forme di oppressione e schiavitù, che sono il primo gradino verso la lotta continua. La Madonna della Civita, il Santuario a lei dedicato, possa costituire, come sempre è stato, un luogo di pace per tutti, compresi i 17 morti che sono seppelliti nel piccolo cimitero, non solo ambientale, ma soprattutto interiore e spirituale”.