La via Appia in mostra a Latina

La Via Appia dimenticata e ritrovata è una miscellanea di immagini fotografiche di Luciano Tramannoni e dell’Archivio della Fondazione Roffredo Caetani. Le circa 40 fotografie di Luciano Tramannoni del formato 40×60 in bianco e nero stampate su carta cotone e le 24 riproduzioni di incisioni ottocentesche di Luigi Rossini e Carlo Labruzzi, saranno in mostra dalle ore 10 del 13 novembre alle ore 12 del 13 dicembre presso il Complesso monumentale Tor Tre Ponti, Via Appia km 66,400, Latina. La mostra è visitabile solo su prenotazione chiamando lo 0773632231 oppure inviando un’email a info@fondazionecaetani.org.

Una mostra per ripercorrere la via Appia, regina delle vie, in terra pontina così come appare oggi, fra antichi fasti e opere recenti, a gli occhi del visitatore contemporaneo. La provincia di Latina è attraversata da 110 km di Via Appia partendo da Cisterna, l’antica Tres Tabernae, fino a Minturno alle foci del Garigliano, attraversando Mesa di Pontinia, Terracina, Monte San Biagio, Formia, … .


La mostra è un viaggio da Cisterna di Latina alla vicina Tres Tabernae con alcuni dei suoi mosaici e resti di domus romane. Al Foro Appio citata nel Nuovo Testamento in cui si ricorda l’incontro di San Paolo con la prima comunità di cristiani che lo accompagneranno fino a Roma. Da qui inizia il canale Linea Pio, il Decennovio, che costeggia la via Appia fino a Terracina per 19 miglia, per volere di Papa Pio VI Braschi.

Continuando verso sud si incontra Mesa con il mausoleo di Clesippo, la sua favola racconta che da semplice schiavo diventò un uomo libero grazie alla matrona Gegania. A Terracina l’imperatore Traiano rettificò il percorso della vecchia pedemontana via Appia tagliando uno sperone di roccia (il Pisco Montano) per rendere più veloce e semplice l’attraversamento alle legioni dirette verso sud. Poco distante arriviamo all’antica dogana, luogo di confine tra lo Stato Pontificio e il Regno Borbonico, ed ecco Fondi che ci accoglie nella sua graziosa chiesetta dedicata a Santa Maria del Soccorso, dopo pochi chilometri siamo immersi nel parco dei Monti Aurunci dove sono ben conservate alcune miglia dell’Appia Antica che attraversa e supera la gola di Sant’Andrea, terra di Fra Diavolo famoso brigante che si scontrò con i francesi di Gioacchino Murat. Superata Itri in lontananza si vede il mare di Formia città dedicata a Cicerone dove è ben visibile il suo mausoleo. Si percorre ancora la litoranea prima di arrivare all’antica Minturnae sulla destra si erge ancora solenne una ciminiera di una vecchia fabbrica di mattoni, prima di entrare nella vecchia colonia romana edificata nel 269 a.c ammiriamo l’ancora intatto acquedotto, ed entrando nella vecchia città il teatro si presenta maestoso nella sua imponenza luogo di spettacoli teatrali fino a poco tempo fa ed ora purtroppo lasciato alle sue rovine, ed ancora il capitolum il macellum e le terme.

Terminiamo il nostro viaggio verso sud camminando sul primo ponte sospeso in ferro sul Garigliano, fatto costruire nello scetticismo generale nel 1828 da Francesco di Borbone. Insieme a queste meraviglie tramandateci dalla nostra storia abbiamo incontrato un nostro passato recente con pezzi di archeologia industriale della Mira Lanza di Mesa di Pontinia ricordata da tutti noi nei Caroselli di Calimero il pulcino nero, o la Salid di Formia produttrice di manufatti in terracotta o la meravigliosa Sieci di Minturno che ha esportato tegole in tutto il mondo.

Il Complesso monumentale Tor Tre Ponti – cenni storici        
Il sito di Tor Tre Ponti ha ricoperto in diverse epoche un ruolo di rilievo nel contesto territoriale pontino. L’antica Tripontium, così denominata per la vicinanza a un ponte romano a tre luci, fu importante stazione di posta all’inizio del Decennovium. Il successivo toponimo Tor Tre Ponti si ricollega a una torre medievale edificata in prossimità del suddetto ponte e distrutta nel 1780 durante i lavori di bonifica delle paludi pontine, avviati da papa Pio VI, che segnarono la trasformazione di Tor Tre Ponti in centro nevralgico delle operazioni di “disseccamento delle paludi pontine”. A questa stessa epoca (1785 – 1796) risale l’ideazione e la costruzione (su progetto di Francesco Navone) della chiesa dedicata a San Paolo – così denominata in memoria del passaggio dell’Apostolo, forse nel 51 d.C. – nonché dell’attiguo convento su progetto dell’ingegnere Gaetano Rappini. Ma già in epoca medievale il sito aveva accolto la chiesa e il monastero di Santa Maria Treponti (prime notizie su tali edifici sono ascrivibili al XII-XIII secolo). Nel 1799 inizia il degrado della chiesa di San Paolo e nell’annesso convento, utilizzati come guarnigione militare dall’esercito franco-polacco in marcia verso Napoli. La chiesa è oggetto di un primo restauro nel 1831, sotto papa Gregorio XVI.

Negli anni Venti del Novecento, Gelasio Caetani – illustre rappresentante dell’antico Casato che, con circa sette secoli di presenza nel Lazio meridionale, aveva intrecciato la propria storia con quella del territorio pontino e lepino – destina il complesso di Tor Tre Ponti a centro per la raccolta dei prodotti agricoli provenienti dai poderi che egli aveva realizzato in Piscinara, precedendo la bonifica integrale. Venute meno queste ultime funzioni dell’edificio, la Fondazione Roffredo Caetani ne ha iniziato il recupero, nel rispetto dei suoi valori architettonici, d’intesa con la Soprintendenza ai Monumenti del Lazio e con il concorso della Regione Lazio. La galleria Lelia Caetani e la Sala Gelasio Caetani ospiteranno la mostra.