La “guerra” della benzina

Sostenuti pericoli per la pubblica incolumità, rischi ambientali, illecita concorrenza ed annessi danni economici, paventate omissioni degli organi preposti alla vigilanza: il caso dei benzinai “pirata” tra Fondi e Lenola approda in Procura. Tirando in ballo sindaci e dirigenti, oltre alle varie autorità deputate al controllo della corretta applicazione delle normative vigenti. E portando alla ferma replica di uno degli operatori tirati in causa. 

Secondo l’esposto-denuncia recentemente presentato in via Ezio dall’amministratore delegato di una delle società del settore carburanti operante tra la Piana e Lenola, basato sul monitoraggio effettuato da un esperto, la percentuale degli impianti fuorilegge nei due Comuni si attesta su numeri da record: l’80% di quelli presenti.


La denuncia è legata a una storia nota, già oggetto di esposti e diffide. Storia che parla di un “sonno” generale lungo quasi un ventennio, all’insegna di una razionalizzazione del sistema distributivo dei carburanti imposta per legge ma di fatto mai avvenuta. Ammodernamenti e adeguamenti degli impianti disposti a livello nazionale a partire dal 1998, eppure ad oggi rimasti per buona parte nel cassetto, lasciando spazio a più o meno palesi illegalità. Nel carteggio giunto in Procura, con allegato un ricco dossier fotografico, ce n’è un vasto campionario. In molti, sarebbero privi di sistema di depurazione. Altri non rispetterebbero le necessarie distanze da corsi d’acqua, intersezioni stradali o centro abitato, andando innanzitutto contro a disposizioni ambientali e antincendio. A qualcuno, è addebitato il mancato rispetto degli indici di fabbricabilità, a qualcun altro la carenza di titoli per le attività annesse a quella principale. Una sfilza di illegalità e inadempienze, quelle prospettate, che avrebbero tra l’altro man mano “succhiato” profitti ai pochi operatori regolari. Provocando, si sottolinea anche nella denuncia, danni economici a molti zeri: chi ritiene di essere stato danneggiato dagli impianti “fuorilegge”, è pronto a presentare il conto.

Al di là delle paventate omissioni più in là degli anni, nel documento al vaglio degli uffici di via Ezio vengono sottolineate quelle che si sostengono più recenti. In particolare, una presunta mancata verifica delle violazioni sottolineate nelle diffide e negli esposti degli ultimi mesi. Stando alla tesi dell’operatore ricorso alla Procura, che contestualmente chiede l’immediata chiusura dei distributori ritenuti non a norma, ci sarebbero potenziali addebiti, ognuno per il proprio ruolo, dei sindaci e di alcuni dirigenti dei Comuni di Fondi e Lenola. Senza contare le altre autorità: si punta il dito contro Anas, Astral, provincia di Latina, polizia provinciale e vigili del fuoco.

“ALTRO CHE FUORILEGGE”: LA NETTA PRESA DI POSIZIONE DI UNO DEGLI OPERATORI DEL SETTORE

Benzinai ‘fuorilegge’? Per nulla, non siamo mica banditi”. Stando all’esposto-denuncia, come detto, circa l’80% dei distributori localizzati tra Fondi e Lenola non sarebbe a norma. Assunto segnalato a più riprese alle autorità, e che ha portato a scendere in campo uno dei concorrenti finiti nel mirino, deciso a fare chiarezza.

“Innanzitutto – ha detto uno dei maggiori operatori della zona, titolare di stazioni di servizio in tutto il centro Italia, compresi i Comuni citati nel dossier inviato negli uffici di via Ezio – se proprio si vuole parlare di danni economici, si parlasse di quelli che subiamo io e gli altri miei colleghi ogniqualvolta giunge a mezzo stampa una notizia del genere, danneggiando così la nostra immagine, creando da una parte nella clientela l’idea fuorviante di fare rifornimento presso una stazione di servizio fuorilegge, dall’altra danni con banche e fornitori, che ovviamente si pongono delle domande circa i rapporti commerciali in essere. Purtroppo, ed è cosa ben nota nel settore, la situazione da un punto di vista tecnico è molto articolata. In tutta Italia ci sono benzinai che non rispettano pienamente le molte disposizioni di legge in materia, sia per i ritardi negli adeguamenti, sia per delle normative che spesso cambiano prima ancora che si riesca a starvi dietro e che, comunque, prevedono gli opportuni adeguamenti da parte degli operatori. Fatti che a livello governativo si sta cercando di risolvere una volta per tutte proprio in questi mesi, dando finalmente il via a una razionalizzazione che, secondo Unione petrolifera, porterà alla chiusura di un numero stimato tra i mille e i 5mila impianti su tutto il territorio nazionale”.

Dunque il contenuto dell’esposto-denuncia in questione è veritiero?No. Le illegalità sono ben altre. Quelle addebitate all’80% dei gestori del territorio fondano e di Lenola, indicati come veri e propri ‘fuorilegge’ ma che invece svolgono il proprio lavoro dimenandosi tra le difficoltà di tutti i giorni, sono accuse in parte frutto di pura immaginazione, mentre in altri casi riguardano situazioni riconducibili a semplici inosservanze di tipo amministrativo ben diverse dall’esercizio dell’attività in modo illegale”.

Tanto clamore per poco o nulla, quindi, a detta dell’operatore. Anche sulle paventate omissioni degli organi preposti al controllo. Ripercorse nella denuncia, smentite dall’imprenditore entrato in scena: “I controlli da parte delle autorità competenti ci sono sempre stati in modo regolare, prima e dopo gli esposti in questione. Addirittura, si sono intensificati negli ultimi mesi al fine di verificare quanto denunciato. A riprova di ciò, il fatto che di recente un paio di impianti di altri operatori sono stati temporaneamente sequestrati al fine di permettere gli adeguamenti previsti per legge”.