Omicidio Franchini, ecco perché Morlando deve tornare in Appello

Giovanni Morlando con l'avvocato Pasquale Cardillo Cupo in una foto del 2012

A distanza di sei mesi dalla decisione di annullare ancora una volta l’assoluzione di Giovanni Morlando dall’accusa di essere uno degli assassini di Igor Franchini, la Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza con cui ha disposto un nuovo processo per il 28enne formiano. E la data del sesto giudizio a cui dovrà sottoporsi l’imputato per l’uccisione del ballerino di Scauri, avvenuta in una villa di Formia il 24 gennaio 2009, quando il 19enne venne massacrato con 43 coltellate, si avvicina.

Igor Franchini
Igor Franchini

Il movente dell’omicidio è rimasto sempre abbastanza confuso. Franchini venne ucciso dopo essere stato colpito con due diversi coltelli, l’abitazione in cui avvenne il delitto venne ripulita e un gruppo di giovani formiani, di cui faceva parte anche Morlando, cercò poi di cancellare ogni traccia dell’accaduto bruciando il cadavere.


Per quel delitto è stato condannato in via definitiva a 14 anni di reclusione Andrea Casciello, di Formia.

Morlando, l’11 febbraio 2011, venne condannato dalla Corte d’Assise del Tribunale di Latina a 26 anni di reclusione. Il suo difensore, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, fece ricorso e il 30 gennaio 2012 il 28enne venne assolto per non aver commesso il fatto dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma. Sembrava finita lì. Il procuratore generale fece però ricorso in Cassazione, che il 23 aprile 2013 annullò la sentenza, disponendo un nuovo giudizio di secondo grado. E per la seconda volta, il 3 marzo dell’anno scorso, la Corte d’Assise d’Appello di Roma assolse Morlando. Nuova impugnazione da parte del procuratore generale e da parte delle parti civili, la mamma della vittima, Margherita Salice, e il fratello Jonathan Franchini, e nuovo annullamento da parte della Cassazione, che il 2 aprile scorso ha rinviato nuovamente il caso in appello.

Corte di Cassazione
Corte di Cassazione

Per la Suprema Corte, emerge ora dalle motivazioni della sentenza depositate dagli ermellini, nel secondo giudizio d’appello non sono state tenute minimamente in conto le indicazioni date con la prima sentenza di Cassazione sui criteri di valutazione della prova. Per i giudici non è affatto chiara la motivazione per cui è stata sostanzialmente ignorata la perizia medico-legale con cui veniva stabilito che la ferita riportata alla mano sinistra da Morlando, anziché essere dovuta come sostenuto da lui a una caduta dal motorino, era considerata il frutto di un colpo d’arma bianca. Inconcepibile anche perché, davanti a una tale perplessità, fondamentale per l’alibi dell’imputato e una sua forte presa di distanza dalla partecipazione al delitto, non sia stata disposta una perizia sul parabrezza dello scooter, al fine di stabilire se la rottura dello stesso avesse potuto realmente provocare una ferita del genere.

Andrea Casciello
Andrea Casciello

La Cassazione ha poi sottolineato le contraddizioni sul racconto fatto in ospedale da Morlando, la sera dell’omicidio, e definito la sentenza assolutoria come un provvedimento inficiato da “intima contraddittorietà” e “manifesta illogicità”. Per gli ermellini, infine, non sarebbe stata tenuta adeguatamente in considerazione la sentenza definitiva di condanna di Casciello, in cui è stato stabilito che quest’ultimo ha sì compiuto l’omicidio, ma insieme a Morlando, utilizzando appunto due diversi coltelli. “Si tratta di un’omissione di non poco conto”, hanno sottolineato i giudici.

Nel nuovo giudizio di secondo grado, il terzo, che si dovrà tenere davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Roma, la Suprema Corte ha così precisato che dovranno essere colmate le lacune e risolte le aporie evidenziate nella sentenza assolutoria impugnata.