Multipiano a Formia, Di Cesare scrive al ministro: “Pericolo per i cittadini, spariti soldi e documenti”

Ingresso al Multipiano delle Poste

Williams Di Cesare non si ferma più, e ora arriva fino al ministro della giustizia per chiedere l’immediata chiusura del parcheggio multipiano di Formia. Dopo aver depositato apposita istanza di sequestro presso i carabinieri di Formia, ora un nuovo esposto che coinvolgerà il ministro della giustizia, la protezione civile, il prefetto di Latina, il procuratore di Cassino, il procuratore di Latina, la procura regionale della Corte dei Conti, carabinieri, polizia e guardia di Finanza di Formie e vigili del Fuoco di Gaeta. Il motivo è sempre lo stesso, l’assenza del collaudo tecnico-amministrativo, senza il quale, sussistono per Di Cesare “rischi per la salute dei cittadini”.

Questo il contenuto della missiva, che in sostanza replica quanto già detto in maniera netta nelle ultime settimane, specie da quande l’imprenditore che ha realizzato il multipiano su richiesta della fallita Formia Servizi, e che per questo rivendica un credito di 2 milioni di euro, mai incassati, si avvale della collaborazione dell’avvocato Pasquale Cardillo Cupo. Per questo l’esposto inviato ieri alle istituzioni elencate sottolinea come “oggi nel Comune di Formia si sta utilizzando un’opera pubblica da oltre 5 milioni di euro senza alcuna garanzia tecnica sulla sicurezza, senza l’esistenza di alcuna verbale di autorizzazione all’uso temporaneo da parte del tecnico collaudatore e senza neanche l’esistenza dello stesso, il quale sebbene individuato non viene messo in condizioni di operare per l’omissione da parte del dirigente e dell’amministrazione nella consegna dei documenti necessari alle verifiche indispensabili non solo dal punto di vista amministrativo ma anche dal punto di vista tecnico, avendo il solo collaudo statico verificato unicamente la tenuta delle strutture portanti come previsto per legge“.


Ma perchè non c’è ancora il collaudo e di chi è la responsabilità di questa inadempienza? Per Di Cesare la risposta è semplice e lo riporta chiaramente nella lettera: “Le motivazioni peraltro, del mancato collaudo è opportuno evidenziare che sono da ricercarsi in maniera netta ed inequivoca nella volontà dei dirigenti, l’architetto Marilena Terreri (Rup del procedimento in parola) e dell’avvocato Domenico Di Russo, responsabile legale dell’ente, di non procedere alla redazione del collaudo tecnico – amministrativo dell’opera pubblica realizzata al fine di non vedere costretta l’amministrazione a far fronte al pagamento dovuto per la realizzazione dell’opera, le cui somme di denaro pur erogate con un mutuo scopo dalla Banca Bis per oltre 4 milioni di euro hanno seguito percorsi ‘anomali’ e non sono mai pervenuti nelle casse della scrivente società, come venuto nella conoscenza della scrivente impresa grazie all’invio di una missiva anonima contenete uno scambio epistolare tra i due dirigenti“. Una lettera che è in possesso di Di Cesare e che allega alla missiva.

Prosegue insomma la controffensiva di Di Cesare per incassare questi due milioni di euro che chiede da tempo come saldo del lavoro svolto per una società fallita, per metà comunale. E infatti l’attacco conclusivo della missiva è di fuoco: anzitutto ci si chiede dove sono finiti i soldi erogati dalla banca appositamente per il mutuo nella realizzazione dell’opera, chi li ha presi? Inoltre si ricorda che tale comportamento da parte dell’amministrazione comunale suppone il reato di omissione di atti di ufficio, come ricordato già nell’agosto scorso alla segreteria comunale dal parere di un esperto. Infine Di Cesare ricorda come sia la segretaria comunale che il sindaco di Formia Sandro Bartolomeo affermarono che “non si poteva procedere al collaudo dell’opera a causa dello smarrimento dei documenti relativi alla procedure, senza che i documenti siano mai stati spostati dalla propria sede naturale”.