Intergroup: “Il deposito di Sessa Aurunca non è chiuso ma l’attività è sospesa”

Deposito Intergroup a Sessa Aurunca

Riceviamo da Andrea Barbieri Carones per conto di Intergroup in merito a “Opere abusive e improprie destinazioni d’uso, chiuso il deposito Intergroup a Sessa Aurunca” dello scorso 25 novembre.

“Rappresentiamo – ci scrive Intergroup – che il deposito non è stato chiuso ma precauzionalmente sono sospese le attività di nuove introduzioni in attesa della definizione e degli approfondimenti degli accertamenti necessari.


Visto che trattasi di un percorso amministrativo ed urbanistico complesso, che vede coinvolti decine di Enti e che deve tener conto delle molteplici autorizzazioni, atti e norme alternatesi e vigenti in un periodo dal 1991 al 2014, i nostri tecnici ed i nostri legali nella massima trasparenza stanno interloquendo con gli Enti ed Autorità competenti in quanto siamo i primi interessati a che si faccia definitivamente chiarezza ed ad operare nella massima regolarità.

Evidenziamo che le centinaia di controlli anche recenti eseguiti dai numerosi Enti competenti in ambito ambientale ad oggi hanno tutti dato esiti positivi e rassicuranti, come avviene regolarmente da 23 anni.

Per opportuna informazione, la grave crisi del settore edile come noto ha dimezzato il numero di industrie di produzione italiane.

Pertanto negli ultimi anni anche le movimentazioni di Carbone – petcoke (prodotto approvato dalla Comunità Europea, con un consumo di circa 25milioni di tonnellate annue in tutti i paesi del mondo di cui circa 2 milioni di tonnellate regolarmente consumate annualmente in Italia) effettuate presso il nostro Deposito Intermedio Doganale e deposito abilitato scorte strategiche del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) di Sessa Aurunca si sono notevolmente ridotte in modo definitivo visto che molti degli stabilimenti sono stati irrimediabilmente per sempre chiusi.

Nonostante ciò la nostra azienda è riuscita a mantenere inalterata l’occupazione (140) ed ha proposto un piano di investimenti per circa 4milioni di euro allo scopo di rilanciare, diversificare ed ampliare le attività svolte nel settore della logistica integrata ed in particolare in impianti di lavorazione, packaging e movimentazione di pellet da legno vergine per uso domestico, settore nel quale lei sa che siamo leader in Italia, allo scopo di valorizzare il sito e non solo mantenere, ma incrementare l’occupazione esistente in un’area territoriale repressa e come lei sa non priva di ampi problemi “sociali”.

Pertanto intendiamo accelerare il confronto con le istituzioni sul tale nostro progetto di diversificazione, sviluppo ed investimenti.

Le puntualizziamo nuovamente che non abbiamo mai definito la sezione e la rappresentante locale di Legambiente “losca e subdola” ritenendo, come abbiamo avuto modo di puntualizzare per iscritto, che invece tali associazioni a livello nazionale svolgano un utile e meritevole lavoro di monitoraggio del territorio; se svolte in modo obbiettivo e scevro da pregiudizi ponendo attenzione al rischio che terzi possano strumentalizzare.

Pertanto non comprendiamo il motivo per cui tale inesatta affermazione continui ad essere riportata con caratteri evidenziati nei suoi numerosi articoli sull’argomento.

Come non ravvisiamo come una situazione che mette in pericolo gli 11 stabilimenti industriali che danno lavoro a 4.400 dipendenti, quotidianamente alimentati dal deposito di Sessa Aurunca, possa essere comunque definita “una vittoria”.

In un momento di crisi e disagio socio economico grave in cui il buon senso, il costante confronto e la ricerca di verifiche, riscontri obbiettivi e di soluzioni applicabili dovrebbero prevalere, è evidente che una sovraesposizione mediatica e informazioni circolate in alcuni casi senza approfonditi riscontri hanno contribuito a generare un clima allarmistico nell’opinione pubblica che si è riversata sugli Enti/Autorità competenti”.