Opere abusive e improprie destinazioni d’uso, chiuso il deposito Intergroup a Sessa Aurunca

Ancora un'immagine del deposito

Il deposito Intergroup di Sessa Aurunca dovrà sospendere le attività di scarico dei materiali provenienti dal porto commerciale di Gaeta. Lo ha deciso il Comune di Sessa Aurunca con una ordinanza dirigenziale del responsabile dell’ufficio tecnico Pasquale Serao. Quest’ultimo ha infatti contestato alla società spedizioneria, il cui rappresentante legale è Nicola Di Sarno, una serie di manufatti abusivi presenti all’interno dell’area ubicata sulla via Appia. Manufatti che perciò vanno abbattuti al fine di ripristinare lo stato dei luoghi, solo allora le attività potranno riprendere. I manufatti individuati come abusivi, perchè privi dei relativi titoli edilizi che ne consentivano la realizzazione sono cinque, e inoltre anche un capannone e il muro di contenimento del deposito di petcoke, tra i più trafficati tra i materiali trasferiti da Intergroup, dovranno essere abbattuti perchè realizzati su terreni che hanno una differente destinazione d’uso.

L’ordinanza di ieri è arrivata mentre gli uomini del Corpo forestale dello Stato, acquisivano una serie di incartamenti all’interno degli uffici comunali, proprio relativi al deposito Intergroup, probabilmente nell’ambito di altre indagini. Sta di fatto che resta da capire il motivo per il quale solo oggi arrivano provvedimenti così duri in materia di abusivismo sul deposito, quando solo alcune settimane fa proprio alcuni tecnici comunali hanno reso pubblicamente noto come le aree del deposito fossero in realtà notoriamente destinate ad altra utilizzazione, nello specifico individuate come zone agricole.


Una piccola vittoria da parte di comitati e associazioni ambientaliste, anche del sudpontino, che specie negli ultimi mesi sono tornate ad alzare la voce contro i traffici impropri di materiali dal porto al deposito di Sessa e in particolar per quanto riguarda il contestatissimo pet-coke, ribattezzato per la sua pericolosità e lavorazione “la feccia nera”, eppure così prezioso in particolare per i cementifici. Nell’aprile scorso un’operazione di Asl, carabinieri e Comune di Sessa, dopo l’ennesima denuncia di trasporti impropri del materiale, provocò l’emissione di un’ordinanza per la bonifica circostante l’area. A questo proposito va detto che la battaglia tra la società e gli ambientalisti va avanti da tempo e negli ultimi mesi si è anche particolarmente inasprita. Lo stesso Di Sarno definì “losca e subdola” Legambiente, il che fece allarmare la responsabile di Sessa, Giulia Casella, che chiese in un incontro pubblico “una tutela di tipo personale e istituzionale per sè e per gli altri membri del circolo”.

Il caso del pet-coke, del porto commerciale e del deposito di Sessa è finito anche in Parlamento con un’apposita interrogazione parlamentare presentata dal deputato del Movimento Cinque Stelle Alessandro Di Battista.