Formia e Gaeta: nuove denunce di minacce ambientali. Scogliere invasive a Gianola e distruzione piante autoctone

"Mezzi al lavoro mentre trasportano i nuovi scogli"
“Mezzi al lavoro mentre trasportano i nuovi scogli”

Dopo la decisione dell’Ardis, l’ente regionale per la difesa delle coste, di predisporre la rifioritura delle barriere frangiflutti a Gianola, si è scatenata la protesta di molti residenti del popoloso quartiere alle porte della città. Tra le quali, come sempre, quando si tratta di temi ambientali in particolare, il comitato Mamurra è stato in prima linea. Denunce in materia ambientale che hanno accomunato anche una parte di cittadinanza a Gaeta sul tema della fioritura delle piante autoctone in città che, secondo i detrattori, sarebbero state falcidiate da una gestione amministrativa scellerata in materia. Tutto mentre le questioni ambientali continuano a incassare sempre maggiori consensi nell’opinione pubblica dell’intero comprensorio. Ma andiamo per ordine.

"Palme di via Venezia, oggetto di una polemica ambientale"
“Palme di via Venezia, oggetto di una polemica ambientale”

“Se in questi giorni – affermano in una nota dal comitato, riguardo le nuove scogliere – si va sul lungomare di Gianola, transennato per l’occasione, ad osservare i lavori in opera, si intuisce come l’aspetto futuro della spiaggia sarà completamente stravolto e per sempre. ‘La ‘Rifioritura’ comporterà una muraglia cinese di un metro sopra il pelo dell’acqua, cosicché per vedere il mare bisognerà guardare l’orizzonte. Con tale barriera come avverrà il rinnovo delle acque in estate quando il moto ondoso è molto modesto? Ci si ritroverà con truogoli, tomboli o lingue di sabbia che si attaccano alla scogliera…’. In pratica il mare risulterà quasi invisibile, si creerà una enorme landa di sabbia e contemporaneamente sembrerà di stare a ridosso di un ‘porto’ e non… al mare! Lo scenario descritto lo si può osservare in anteprima, andando a vedere il tratto di litorale che va da Acquatraversa fino alla rotonda nei pressi dei Carabinieri, Villaggio del Sole, Hotel Fagiano, Villaggio Don Bosco, ecc., ove tale opera, altamente invasiva, è già stata realizzata pochi anni fa con la stessa tecnica, con l’apporto aggiuntivo – in quel caso – di sabbia pompata sull’arenile per il ‘ripascimento artificiale’ della spiaggia.


"I nuovi scogli accantonati a Gianola"
“I nuovi scogli accantonati a Gianola”

La posa delle scogliere a Gianola, avvenuta dal 1979 al 1981, fu un’opera già di per sé molto invasiva e tutti ne ricordiamo gli effetti negativi, che si ripercossero soprattutto sulla qualità delle acque. In quel caso, però, la posa dei massi – bassa e non troppo fitta – ha permesso negli anni un ricircolo dell’acqua anche attraverso le scogliere stesse, soprattutto oggi che si sono abbassate di molto. Ora invece, questa nuova realizzazione a forma di “muraglia cinese”, formerà un muro perenne e indistruttibile, assolutamente deleterio per il litorale e forse utile solo per mettere più ombrelloni a discapito del mare. Nel voler adottare ancora il metodo dei “massi”, per quanto osservato, riteniamo che se le scogliere fossero realizzate ‘a pelo d’acqua’ (cioè solo appena-appena sporgenti e non alte un metro) e in modo ‘continuo’ (ovvero senza ‘varchi’ fra di loro), il mare, attraverso l’azione delle mareggiate, dovrebbe riuscire piano-piano a riempire di sabbia la parte interna alle scogliere, ampliando in maniera ‘naturale’ e nel giro di qualche anno la spiaggia. Tale fenomeno deriverebbe dal fatto che la siffatta scogliera non permetterebbe il riflusso della sabbia trasportata dal mare, anzi, la accumulerebbe contenendola. In tal modo, alla fine del riempimento, la riva risulterebbe essere la scogliera stessa (che scomparirebbe insabbiata a fior d’acqua), compattando così l’arenile e contenendone davvero l’eventuale erosione. Così si otterrebbe il ‘ripascimento naturale’ della spiaggia e inoltre, durante gli anni necessari al riempimento, non si permetterebbe all’acqua dietro la scogliera di ristagnare.

"Un modello dell'effetto Venturi"
“Un modello dell’effetto Venturi”

C’è poi un’altra questione, riportata dal comitato, relativamente alla gestione della Regione Lazio sulla costa di levante. La Regione Lazio, pur avendo speso ingenti somme per il rifiorimento e il ripristino delle scogliere dal 2005 al 2007, in alcuni tratti della costa di levante è stata oggetto di esposti e denunce da parte di privati per danni provocati dai marosi a causa della tipologia di scogliere insediate. Si è trattato di un lavoro di sostituzione delle precedenti scogliere con altre posizionate più al largo senza risolvere il problema, perché il varco tra una scogliera e l’altra ha provocato un fenomeno chiamato ‘effetto Venturi’ che ha incrementato la velocità delle acque e la forza erosiva dei marosi, per cui la Regione Lazio è stata chiamata in giudizio per rispondere dei danni prodotti non solo per la scomparsa della spiaggia ma anche per danni materiali ad attrezzature balneari. A queste denunce, che confermano l’inefficacia di scelte tecniche che si vogliono ripetere, va aggiunta una relazione tecnica dell’Ufficio comunale settore marittimo che, proprio con riferimento ai lavori terminati nel 2007, contesta inadempienze alle ditte esecutrici ‘in quanto permangono inconvenienti emersi e denunciati nel corso del primo sopralluogo’.
E il capo del settore tecnico del Comune di Formia aggiunge ‘il rappresentante della ditta esecutrice e il geometra dell’agenzia regionale… Omissis… non hanno voluto sentire le ragioni di questo Comune e con intransigenza hanno chiuso ogni possibilità di discussione…’.

"Palazzo della Regione Lazio"
“Palazzo della Regione Lazio”

Non sappiamo cosa abbia fatto l’avvocatura comunale a cui è stata inviata la nota per conoscenza, né cosa abbia fatto la giunta comunale di Formia dell’epoca.
Non risulta che l’Ardis sia stata disponibile al confronto con gli uffici tecnici comunali visto che i rilievi sui lavori precedenti non sembra abbiano avuto alcun effetto, dal momento che professionisti e ditte sono state regolarmente liquidate. E non si tratta di pochi euro, dal momento che la sola manutenzione straordinaria delle scogliere esistenti lungo il litorale S. Janni – Gianola è costata ai contribuenti 200mila euro nel 2009, 900mila euro nel 2010 e 750mila euro nel 2012, almeno da quanto si rileva da una delibera della giunta regionale“. Insomma ci sarebbe di mezzo anche il solito problema degli appalti, che continuano a prevalere sul buonsenso della realizzazione delle cose.

L’opera, secondo il nostro parere, per come è stata progettata va immediatamente bloccata e ripensata, per non compromettere quello che non è ancora stato compromesso! Per far questo facciamo appello al Sindaco e all’amministrazione, affinché si interessino attivamente della vicenda, e alle associazioni locali, ai sindacati stabilimenti balneari e a chiunque altro abbia a cuore la salvaguardia di ciò che resta del nostro litorale.

"Le aree di rimozione di pini monumentali a Montesecco, oggetto di una indagine della Corte dei Conti"
“Le aree di rimozione di pini monumentali a Montesecco, oggetto di una indagine della Corte dei Conti”

Intanto a Gaeta è una parte politica, la minoranza in Consiglio comunale dei civici rappresentati dai militanti del movimento progressista, che stanno denunciando l’operato in materia ambientale dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Cosmo Mitrano.
“Continua senza sosta l’opera di spoliazione del verde pubblico da parte dell’amministrazione Mitrano – affermano -, che evidentemente ha un concetto molto particolare della pulizia della città. Infatti sta progressivamente cancellando tutte le essenze arboree autoctone, antiche e storiche della città, e quando non lo fa l’amministrazione ci pensa qualcun altro, come è successo per gli alberi a bordura della Chiesa di San Paolo. E’ un vero e proprio annientamento che sta cambiando in negativo il volto della città e provocando dei danni irreversibili allo skyline che rendeva più bella la nostra città. Solo per citare i casi più eclatanti ricordiamo il taglio dei pini e dei pitosfori sul Lungomare Caboto e Piazza XIX Maggio, l’albero e l’aiuola all’incrocio tra Corso Italia e Via Garibaldi, la strage di tutti gli alberi di pini ed oleandri tra Via Roma e Via Bologna, circa 30, che addirittura non sono stati nemmeno sostituiti con altri alberi, come potevano e dovevano fare.

"I pini potati e asportati nella villetta a Montesecco"
“I pini potati e asportati nella villetta a Montesecco”

Ma tra gli impegni del Comune nei prossimi mesi sono previsti altri “interventi” che riguarderanno altri alberi, aiuole e bordure che, oltre a compromettere la bellezza residua della nostra città, determineranno un incremento notevole dei costi che, ovviamente, ricadranno sui cittadini, come del resto già sta avvenendo con la Tares, senza apportare alcun miglioramento, anzi. Quanto ci costano e ci costeranno quegli orrendi vasi collocati su Corso Cavour, o le palme in Via Venezia quasi completamente secche, o la manutenzione costante del prato inglese nelle aiuole del Lungomare Caboto? Non c’è nessuna regia o logica che non sia quella di sperperare denaro pubblico, attuando una mera sostituzione senza prevedere un piano di miglioramento o aggiunta di verde in città, e le piante che sono state messe a dimora in precedenza vengono fatte colpevolmente seccare, come quelle all’altezza della Piaia o alla confluenza tra Corso Cavour e Via Atratina. Insomma un’amministrazione che non tiene in nessuna considerazione la tutela e la cura del nostro patrimonio ambientale, che è un bene di tutti ed andrebbe sempre salvaguardato, né tantomeno a creare una nuova architettura del verde pubblico per cambiare in meglio il volto della città. Interessa solo spendere, creare fumo negli occhi, fare propaganda per far credere di avere a cuore le sorti della città, mentre invece la città oltre che impoverirsi economicamente sta perdendo anche sul fronte della bellezza e della qualità della vita”.