AUTOLAVAGGIO DELLA DISCORDIA A ITRI. REPLICA DEL TITOLARE: ''TUTTO REGOLARE, E L'IMPIANTO VERRA' COPERTO''

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*L’autolavaggio contestato*

“Togliete di mezzo l’ecomostro o, se proprio volete lasciarlo in piedi, create le condizioni idonee affinchè il suo impatto sull’ambiente e sulla salute della gente non crei conseguenze anche tragiche”. L’appello giunge da diversi nuclei familiari del centro storico di Itri, vicino alle cui abitazioni sta funzionando, da oltre un anno, un impianto di autolavaggio annesso a un distributore ubicato ai bordi della statale Appia, nel centro pulsante del paese.

A farsi portavoce è l’avvocato Rosa Maria Addessi che ha esposto le ragioni dei suoi assistiti in una informativa inviata, oltre che al titolare dell’esercizio messo sotto accusa, al sindaco di Itri, all’ARPA Lazio e all’Asl. L’avvocato contesta  il pericoloso inquinamento acustico provocato dai forti rumori delle lance idriche e dai compressori per la pulizia, nonché i getti d’acqua inquinata dallo sporco e dai prodotti utilizzati. In conseguenza di questi effetti, “anche nel periodo estivo le persone sono costrette a tenere chiuse le finestre delle loro abitazioni per accedere alle quali sono costrette a passare tra pozzanghere o sotto gli schizzi dell’acqua usata per detergere le auto”.


Il legale precisa pure che una famiglia di emigrati che trascorre alcune settimane di vacanza in paese, ha deciso di non venire più qualora la situazione resti così com’è anche per non correre il rischio di ammalarsi per colpa di questi effetti, avendo, la donna, avvertito già criticità alla gola che i medici hanno diagnosticato come conseguenze degli odori chimici che il vento spinge all’interno dell’abitazione a piano terra investita dalle folate di acqua.

Un nonno del condominio lamenta il mancato incontro con i nipotini che, per precauzione, i genitori, non accompagnano più in quel luogo per paura dell’inquinamento provocato – a dire dell’anziano – dalla struttura tanto contestata. Oltre a questi aspetti di carattere ecologico, si fa pure presente che il Comune ha concesso un termine dilatorio per sistemare la struttura che, comunque, nel frattempo, continua ad operare.

C’è pure, in questa ridda di contrasti, chi lamenta il danno economico che il fabbricato ha ricevuto con l’attivazione dell’ecomostro, in quanto le denunciate conseguenze ne scoraggiano l’acquisto da parte di persone interessate e, comunque, riducono sensibilmente il suo valore commerciale.

 

LA RISPOSTA DI ALESSANDRO MARCHIONE: ”RISPETTO OGNI REGOLA, ATTENDO IL VIA LIBERA DAL COMUNE PER LA COPERTURA”

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*Ancora l’autolavaggio*

“Ho sempre preferito lasciare cadere nel vuoto le offese e le calunnie, pur gravi, che hanno avuto come oggetto il mio lavoro, proficuo anche per quattro giovani occupati. Sono più che fermamente convinto – come supportano i miei tecnici e i miei legali – del pieno rispetto delle norme che disciplinano questo tipo di attività. Sono ligio all’osservanza degli orari di lavoro, anzi inizio un po’ più tardi del termine imposto e, altrettanto faccio, a fine turno, quando interrompo il servizio almeno quindici minuti prima dell’ora stabilita. Il 3 luglio ho ripresentato per la seconda volta un progetto che prevede la copertura e ora sto aspettando il via libera dal Comune. Tra l’altro l’ubicazione dell’impianto non è quella scelta inizialmente stante che è stata decisa dal Comune dopo due successivi spostamenti.

Ora, dopo il competente parere espresso dalla Sovrintendenza regionale ai beni archeologici necessaria poichè l’impianto si trova a ridosso di un centro storico, la mia attività ha avuto tutti gli imprimatur degli uffici competenti e risulta legalmente aperta. Utilizzo materiale pulente previsto dalla normativa Ce, per nulla inquinante. Anzi, l’acqua del lavaggio finisce in un pozzo depuratore e termina nel sottostante torrente più pulita di quella che vi proviene dagli scarichi delle cucine e delle lavatrici. Il tutto con un capitolo di spese che sono gravate interamente sulle mie spalle. L’acqua non schizza per nulla fuori dell’area dove sono ferme le auto da lavare: il tutto è circoscritto da griglie perimetrali che raccolgono i liquidi.

L’attraversamento della zona non comporta alcun “bagnamento” per i piedi e le scarpe come si vorrebbe far falsamente intendere. Il rumore dell’impianto è di soli tre decibel, avendo l’Arpa registrato un rumore – a impianto spento – di 70 (settanta decibel) provocato dal traffico ininterrotto che si registra sulla attigua statale Appia.

Oltre a queste considerazioni di carattere tecnico, aggiungo la gratificazione, a parte delle quattro famiglie che hanno visto giovani diplomati trovare lavoro presso l’impianto, soprattutto di una comunità che ha finalmente salutato la nascita di un impianto che operava in altri centri dove, tanto per fare un esempio, il rumore e le “nefaste” conseguenze ipotizzate dalle novelle Cassandra, si trovano davanti l’ospedale “San Giovanni di Dio” a Fondi, senza che nessuno abbia mai ipotizzato un solo rischio”.