ARPA LAZIO AL COLLASSO, NON CI SONO RISORSE PER I CONTROLLI SULLA BALNEABILITA’. DICHIARATO LO STATO DI AGITAZIONE DAL 1° GIUGNO

La salute dei quasi 6 milioni di cittadini del Lazio, è fortemente a rischio. ARPA Lazio non è più in grado di controllare e, di conseguenza, di garantire la qualità dell’aria e dell’acqua né, tantomeno, di monitorare gli agenti fisici sul territorio a causa della mancanza di risorse.

Le Segreterie Regionali di CGIL FP, CISL FP, UIL FPL unitamente alle Rappresentanze Sindacali Unitarie hanno proclamato lo Stato di Agitazione dei lavoratori a partire dal primo giugno. Il rischio di non avere controlli ambientali adeguati arriva in un momento particolarmente delicato per tutte le province laziali, a partire da quella di Roma dove si sta dibattendo sul collocamento della nuova discarica. Problemi che, però, non sembrano turbare la politica regionale.


Le limitate risorse economiche e umane dell’Agenzia, già ridotte all’osso dal patto di stabilità e dal blocco delle assunzioni, rischiano di non poter garantire ancora a lungo lo svolgimento degli ordinari compiti istituzionali come il monitoraggio della qualità dell’aria (centraline), i controlli sulla balneabilità delle acque marine e lacustri, i controlli sulle discariche, i controlli sugli agenti fisici (Campi Elettromagnetici, radiazioni ionizzanti, rumore, vibrazioni ecc.), le attività di laboratorio a supporto delle Aziende Sanitarie Locali sui campioni di Acqua destinata al consumo umano e  sugli alimenti.

L’inerzia della Regione mette a dura prova l’operato dell’ente preposto ai controlli ambientali a tutela della salute dei cittadini del Lazio. A fronte di un organico approvato dalla Regione Lazio di circa 750 unità di personale, l’Agenzia dispone oggi di meno di 400 lavoratori, che per un quarto sono impiegate a tempo determinato, 20 lavoratori precari a tempo determinato – che hanno garantito lo svolgimento dei compiti istituzionali di ARPA Lazio – sono stati d’improvviso licenziati ed altri circa 100 resteranno  a casa alla fine dell’anno. In queste condizioni, considerato anche l’irrisolto problema dello smaltimento dei rifiuti,  la Regione Lazio rischia di diventare una polveriera ecologica.