
“Il vero problema in tema di adozioni è rappresentato dall’eccessiva permanenza dei bambini e delle bambine nei centri di accoglienza. È necessario, quindi, accelerare i tempi, perché i bambini hanno diritto ad avere una famiglia che è un tutt’uno con il diritto ad avere un futuro. Dal momento che proprio la famiglia è il gruppo fondamentale della società, l’ambiente naturale per la crescita e il benessere dei minori”.
Lo ha dichiarato l’assessore alle Politiche sociali e Famiglia della Regione Lazio, Aldo Forte, presentando presso il Tribunale per i minorenni di Roma il nuovo Protocollo regionale in materia di adozioni nazionali e internazionali elaborato dal Comitato tecnico di coordinamento della Regione Lazio. Un protocollo che, a più di dieci anni di distanza dal precedente, definisce un nuovo modello organizzativo e operativo tra la Regione, i Comuni, le Asl, gli enti autorizzati per l’adozione internazionale e il Tribunale per i minori, fondato sul principio dell’integrazione socio-sanitaria dei servizi. E che prevede la partecipazione ai lavori delle associazioni familiari con un’esperienza almeno quinquennale nel campo delle adozioni.
“Il nuovo protocollo – ha continuato Forte – migliora il dialogo tra le istituzioni competenti e semplifica le procedure, superando gli intralci burocratici e, al contempo, salvaguardando i diritti dei minori”.
Molti gli elementi di novità del protocollo illustrato da Forte insieme a Melita Cavallo, presidente del Tribunale per i minorenni di Roma e a Giorgio Bracaglia, presidente Società italiana di pediatria Lazio.
“Prima di tutto, – ha spiegato Forte – il protocollo prevede la costituzione di un tavolo tecnico composto dai rappresentanti delle varie istituzioni con il compito di monitorare le difficoltà incontrate dai genitori adottivi e dai minori adottati. Inoltre, verrà costituita una banca dati regionale che conterrà tutte le informazioni relative all’andamento delle adozioni nazionali e internazionali sul territorio regionale, non solo nella fase della pre-adozione ma anche in quella della post-adozione, nonché quelle che riguardano i bambini adottabili”.
“Altro elemento di novità è l’informatizzazione dei 21 gruppi integrati di lavoro adozioni presenti nel Lazio costituiti dagli assistenti sociali e psicologi degli enti locali e delle Asl, che dovranno inoltre seguire un percorso formativo specifico di almeno 250 ore. Un percorso che risponde all’esigenza di non creare disparità di trattamento tra una coppia e un’altra a seconda di quale sia l’operatore a cui si viene assegnati”.
“Investimento sulla formazione degli operatori, quindi, ma anche sull’informazione rivolta alle coppie, grazie all’ottimizzazione sia del servizio dei call center adozioni, sia dell’assistenza tanto nella fase della pre che della post-adozione. In particolare il protocollo prevede che i coniugi, prima di poter presentare domanda al Tribunale per i minorenni, debbano frequentare obbligatoriamente uno dei corsi informativi e orientativi organizzati dai Gil-A. Tutto questo perché obiettivo primo ed ultimo del protocollo – ha concluso Forte – è quello di assicurare ad ogni bambino una famiglia. Si tratta di un diritto fondamentale, affinché tutti i bambini abbiano le medesime opportunità di diventare protagonisti del proprio futuro”.