Camorra e Mafia al Mof tra Fondi, Terracina e Formia: 20 arresti

Mafia e camorra alleate per imporre il proprio predominio nel mercato ortofrutticolo di Fondi, il Mof, con violenza ed estorsioni. Per questo motivo la direzione investigativa antimafia di Roma ha emesso venti provvedimenti cautelari a carico di altrettanti soggetti che operano tra Sicilia, Campania e Lazio, su esecuzione dell’ordinanza della Dda di Napoli, e anche tra Formia, Terracina e Fondi dove risultano tra i 40 indagati (e non arrestati come erroneamente scritto in precedenza, ci scusiamo per l’errore) anche il 44enne Giovanni Brusca originario di Terracina ma residente a Fondi, il 58enne Giuseppe D’Alterio originario di Minturno ma residente a Fondi, il 50enne Domenico Dell’Aquila originario di Giugliano ma residente a Formia e il 60enne Stefano Marciano di Fondi. Gli oltre 200 uomini messi in campo dalla Dia di Roma hanno eseguito anche sequestri per un ammontare di beni dal valore di 100 milioni di euro.


L’indagine, denominata Gea, contesta agli indatagati i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all’estorsione. Oltre al centro di Fondi le operazioni della Dia, dove si contano la maggiorparte degli arrestati, sono state effettuate nel territorio di Giugliano, in Provincia di Napoli. Sotto la lente d’ingrandimento sono finiti i centri di smistamento della frutta e della verdura del mercato ortofrutticolo. Il business della mafia e della camorra dei Casalesi e dei Mallardo, era strutturato in modo da garantirsi il monopolio del trasporto della frutta imponendo i propri mezzi ai commercianti. Una sorta di patto secondo il quale ci sarebbe stata una vera e propria spartizione del business dell’ortofrutta, nell’ambito del quale i Casalesi hanno in mano il Mof e i Mallardo i centri di Giugliano. E l’asse tra la Sicilia e il Mof di Fondi dove mafia e camorra vanno a braccetto da tempo era già emerso, come nel 2011 quando proprio la Dia di Trapani aveva disposto l’arresto dei fratelli Petrosino e il sequestro di 11 milioni di euro di beni dopo un’indagine relativa al racket dell’imposizione dei monopoli nella gestione commerciale del trasporto e smercio della frutta a Fondi.

Emblematico in questo senso, ovvero nel considerare il sistema Mof, un luogo ad altissima penetrazione, anzi gestione, mafiosa, è l’attività investigativa antimafia svolta nel novembre del 2011 e che portò all’arresto del fratello di Totò Riina e del figlio di Francesco Schiavone, e di altre 7 persone. Salvo poi vedere tutto annullato, arresti compresi, a causa di errori formali nell’ordinanza del Gip. Mafia e Camorra, alleate da sempre, anzi la criminalità campana, la camorra, altro non è che l’estensione della mafia in campania. E allora la potenza è raddoppiata. Perchè oltre ai rifiuti, agli appalti, alla droga, al gioco d’azzardo e alle estorsioni, la frutta rappresenta un vero e proprio business portante degli affari criminali. Basti pensare, lo ricorda bene il collega Andrea Palladino de Il Fatto Quotidiano, che “il core business dei Casalesi, degli Schiavone di Casal di Principe è quello della frutta e della verdura. Buona parte della loro fortuna è dovuta alle truffe portate avanti per anni all’Aima, il disciolto ente che rimborsava le produzioni mandate al macero per evitare l’ingolfamento dei mercati. Solo nel 1998 la Procura di Napoli riuscì a sequestrare a Francesco “Sandokan” Schiavone 200 miliardi di lire, bottino accumulato grazie a raccolti che esistevano solo sulla carta. Una quindicina di anni fa i clan del cartello dei Casalesi hanno intuito la potenzialità del business che gira intorno ai grandi centri di distribuzione, primi fra tutti il MOF di Fondi. La famiglia Pagano si è specializzata nell’accaparramento dei contratti per spedire la merce verso i mercati rionali e la grande distribuzione, alleandosi con i D’Alterio, imprenditori originari di Formia arrestati nel 2010″.

Formia e i Dell’Aquila. Il Mof è luogo di Camorra, come d’altra parte tutto il territorio pontino e in particolare sudpontino. Tra gli arresti di oggi a Fondi c’è infatti Domenico Dell’Aquila, residente a Formia prima di essere arrestato insieme al fratello nel 2010 nell’ambito dell’operazione Arcobaleno, in quanto esponente del clan Mallardo sul territorio, di cui curava gli interessi, e già condannato a 13 anni e sei mesi.

Fondi e i D’Alterio. Stesso discorso vale anche per Giuseppe D’Alterio, detto “Peppe Marocchino”, già arrestato nel 2010 anche lui, nell’ambito dell’operazione antimafia Sudpontino, e condannato a quattro anni di carcere perchè con i figli Luigi, Armando e Melissa, rispettivamente 34, 30 e 32 anni, avevano conquistato un ruolo predominante nel trasporto su gomma di prodotti ortofrutticoli da e per il Mof tramite illecita concorrenza”. Le indagini , avviate nel 2005, hanno dimostrato che dal 2000 gli arrestati partecipavano alla componente del sodalizio che faceva capo alla famiglia Schiavone, che controllava militarmente la provincia casertana e monopolisticamente, diverse attività economiche. Ancora più in particolare, operavano nella struttura economico/criminale della citata famiglia che si occupava di conseguire e mantenere, attraverso la società “La Paganese Trasporti & C. s.n.c.” la gestione monopolistica ed il controllo del trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Aversa, Parete, Trentola Ducenta e Giugliano e da questi mercati verso il sud Italia ed in particolare verso i mercati siciliani di Palermo, Catania, Vittoria, Gela e Marsala.

… ma c’è anche la Ndrangheta. Come se non bastasse, non va dimenticato che la Corte di Cassazione ha definitivamente confermato la massiccia presenza anche della ‘Ndrangheta a Fondi. A Fondi era mafia. L’associazione costituita da fondani era di tipo mafioso, trafficava droga, aveva armi, faceva prestiti usurai ed estorsioni, condizionando anche il Comune e il Mof. Questo il cuore della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione. Va inoltre ricordato come nell’agosto 2014 vengono arrestati due cittadini stranieri, un rumeno e un albanese, perchè a bordo della propria auto avevano occultato oltre un chilo di tritolo per far saltare in aria un’impresa di import/export proprio a Fondi.