I migranti, Salvini e il rischio di scomparire: l’Ex Canapificio si appella a Roberto Saviano. La lettera

Giovedì 25 luglio il giornalista e scrittore Roberto Saviano sarà a Formia, ospite della rassegna “Libri sulla cresta dell’onda”, durate cui presenterà la sua ultima fatica, “In mare non esistono Taxi”, opera incentrata sul dramma dei migranti africani. Ed ecco arrivare una lettera aperta da parte del centro sociale Ex Canapificio di Caserta, realtà che negli anni ha fatto del sostegno e dell’inclusione dei rifugiati un credo. Trovandosi oggi più che mai a navigare in acque decisamente insidiose, però: complici anche sostenute mancanze da parte del Ministero dell’Interno, rischia di scomparire. Motivo per cui i suoi animatori chiedono aiuto e sostegno. Arrivando a bussare anche alla porta di Saviano, con tutta probabilità ritenuto un ottimo megafono per le loro istanze. Pronte a risalire il Garigliano. 


«Caro Roberto, ti rivolgiamo un appello fraterno ad esserci vicino e supportare la nostra esperienza e resistenza, che vive un grave attacco», scrive in rappresentanza del centro sociale campano Mimma D’Amico.

 

«Il 12 marzo l’Ex Canapificio viene messo sotto sequestro per inagibilità. Da anni sollecitiamo la Regione Campania ad autorizzarci per la messa in sicurezza del tetto di quel bellissimo edificio, divenuto dal 1999 un polo di inclusione sociale difronte la Reggia di Caserta, simbolo della lotta alla camorra ed al razzismo. Dal primo momento associazioni, sindacato di base e chiesa locale ci mettono a disposizione ben 10 spazi, incoraggiandoci ad andare avanti. I messaggi di solidarietà arrivano da artisti, gente comune, associazioni nazionali e locali. Quello spazio ha rappresentato per più di vent’anni un riferimento per la costruzione del protagonismo dei Migranti e dei Rifugiati, non solo della provincia di Caserta, ma per tutto il territorio nazionale. Il Centro Sociale, oltre a costituire da anni un modello di accoglienza diffusa tramite la gestione dello SPRAR più grande e importante della Regione Campania, simboleggia anche una realtà fondamentale nella lotta allo sfruttamento lavorativo e al contrasto del fenomeno del caporalato e della riduzione in schiavitù, essendo punto di rifermento per i migranti dell’area di Castel Volturno e dei braccianti stagionali. Le prassi virtuose messe in campo dall’Ex Canapificio, che hanno dato vita a un modello di “Inclusione sociale Bilaterale”, sono innumerevoli, soprattutto per il servizio di Piedibus attivo dal 2009, progetto gratuito di mobilità sostenibile che prevede l’accompagnamento a piedi dei bambini nel tragitto casa-scuola-casa e che coinvolge la comunità locale ed i rifugiati e richiedenti asilo accolti in città come volontari, favorendo in questo modo una maggiore inclusione sociale sul territorio.

Il Ministro dell’Interno la mattina stessa del sequestro dichiarava che per noi “la pacchia” era finita e che avremmo dovuto aggiustare l’ex canapificio di Caserta con i quattrini del progetto di accoglienza Sprar gestito da estremisti di sinistra… Che buffonata! I fondi per l’accoglienza spesi per ristrutturare l’ex Canapificio? Come fa il Ministro a non sapere che se l’avessimo fatto avremmo commesso un reato? La sua “attenzione” per le nostre attività c’è sempre stata, anche in occasione delle mobilitazioni a Castel Volturno, a Napoli e Caserta che in questi anni hanno portato in piazza miglia di migranti e rifugiati per chiedere una riforma della legge sull’immigrazione. Da Ministro dell’Interno è arrivato a deridere la grave notizia di reato che abbiamo denunciato lo scorso giugno, quando alcuni proiettili di gomma,sparati a Caserta da un auto in fuga hanno ferito due rifugiati al grido di “Salvini Salvini”. Durante la commemorazione della strage di Castel Volturno, lo scorso 18 settembre, il Ministro non ha accettato l’invito a venire a dieci anni dalla strage, preferendo accusarmi di essere leader del business dell’immigrazione, solo per aver denunciato il pericolo del caos sociale, provocato dall’imminente cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari previsto dal decreto immigrazione e sicurezza, poi convertito in legge. Il Ministro Salvini dovrebbe chiederci scusa. La pacchia non è mai finita perché non c’è mai stata! Siamo un Modello di Inclusione Sociale Bilaterale che aiuta i cittadini italiani e stranieri… Le nostre lotte, nonostante siamo senza sede, continuano perché l’Ex Canapificio c’è anche oltre l’edificio.

Questo i cittadini casertani lo hanno dimostrato in più occasioni…

Dal 12 marzo una serie di attività vengono svolte per strada. Il 16 marzo migliaia di cittadini scendono in strada per chiedere la ristrutturazione dell’Ex Canapificio e la restituzione ai cittadini secondo la sua storica funzione sociale. Questo percorso è lungo e nel frattempo abbiamo l’esigenza di uno spazio provvisorio, fondamentale per la sopravvivenza di tutte le attività per i cittadini che si svolgevano nell’Ex Canapificio: lo sportello di sostegno al reddito, lo sportello per il permesso di soggiorno e il Piedibus, le attività con le famiglie e con i bambini, la scuola di italiano, le iniziative culturali e teatrali, la scuola di informatica e di italiano, lo spazio per gli incontri e per le assemblee. Ogni settimana quello spazio veniva attraversato da più di 400 persone, oggi disorientate.

Il 24 maggio i cittadini scendono nuovamente in piazza per sollecitare le istituzioni e per un’altra ragione: il Ministero dell’Interno ha bloccato il trasferimento dei fondi al progetto Sprar di Caserta senza alcun motivo. Una prassi illegittima che ha suscitato la reazione della comunità casertana a sostegno di uno dei progetti di accoglienza più virtuosi d’Italia, simbolo di inclusione sociale, testimonianza concreta di come l’accoglienza si può coniugare con l’economia locale, la tutela del territorio e le battaglie ambientali, il sostegno al reddito per gli italiani in difficoltà. Tutti abbiamo pensato che come Riace si voleva attaccare il Modello Caserta. Le famiglie si attivano in ogni quartiere, con gli Scout della rete Agesci, per una raccolta alimentare senza precedenti, visto che il blocco dei fondi sta ostacolando le primarie esigenze del progetto di accoglienza, tra cui l’acquisto di beni alimentari e farmaci.

Il 19 giugno, nella giornata mondiale del Rifugiato, 60 artisti, con la direzione artistica del maestro Pietro Condorelli, si esibiscono a sostegno dell’Ex Canapificio e del progetto di accoglienza Sprar, con la partecipazione di 1000 cittadini solidali.

Nel frattempo, la macchina della solidarietà per far fronte al blocco immotivato dei fondi è andata avanti, raccogliendo in pochissime settimane prestiti e donazioni da cittadini di ogni parte d’Italia. Le attività del Centro Sociale sono raddoppiate, richieste da scuole e associazioni, la città tutta sta dimostrando in ogni quartiere solidarietà alla rete associativa e un inedito attivismo civico, segno di una forte volontà collettiva di resistere a queste difficoltà.

Dalle istituzioni invece nessuna risposta concreta, né per la messa in sicurezza dell’Ex Canapificio, né per l’individuazione di uno spazio provvisorio, nonostante ci siano decine di immobili abbandonati, di proprietà comunale, regionale e provinciale!

Rappresentiamo in Campania la punta più avanzata di quella virtuosa esperienza di accoglienza, antirazzismo e protagonismo dei migranti, rifugiati e italiani, che smonta il paradigma che vede gli ultimi in lotta coi penultimi. Prima vengono le persone, e i loro diritti. Riscontriamo, dalle Istituzioni, il plauso per il lavoro che facciamo coi bambini, con le famiglie a basso reddito e con i lavoratori sfruttati nelle nostre campagne, ma a questo plauso corrispondono inerzia e timidezza. Le Istituzioni stanno, di fatto, trincerandosi dietro mille ostacoli tecnici pur di non dare un concreto segnale di aiuto.

Continuiamo certamente le nostre interlocuzioni e mobilitazioni, e rilanciamo la campagna di raccolta fondi perché stiamo per raggiungere l’obiettivo di 50.000 euro, che verrà poi raddoppiato dalla Fondazione Con Il Sud.

A te, Roberto, chiediamo, con la stessa forza della verità con la quale affermi che non esistono Taxi del Mare, di essere presente in questa battaglia a Caserta. Con la forza di quelle immagine che mostri nel tuo libro ti sentiamo vicino. In questi anni siamo diventati molto ricchi attraverso la partecipazione di almeno 10.000 uomini e donne provenienti soprattutto dall’Africa sub sahariana. Quelle persone esistono, altre non più. Hanno un nome, un cognome, una storia, un sogno. Grazie a loro sappiamo che da più di un decennio la discussione politica si concentra sull’ultimo tratto dell’immigrazione, sugli sbarchi, impedendoci di trovare una vera soluzione al dramma dell’immigrazione illegale e spesso mortale. Le persone che abbiamo incontrato ci hanno raccontato l’orrore della prigionia dei campi libici, gli stupri, la schiavitù, il passaggio attraverso gli stati ed il deserto, le morti in mare, i salvataggi, gli arrivi, il limbo dei campi, l’accoglienza, le commissioni, il disagio mentale, le rotonde, lo sfruttamento lavorativo-abitativo-sessuale, la lontananza forzata dai cari, la gioia per il permesso di soggiorno, l’irregolarità forzata, l’emozione immensa di poter ritornare a casa dopo anni in aereo e poi ritornare ancora in Italia…

L’esperienza del centro sociale ha insegnato a tutti noi quanto il silenzio e la solitudine non risolvano i problemi e come l’unità sia invece la nostra forza più grande.

Perciò SIAMO TUTTE/I IL CENTRO SOCIALE!».

Dal centro sociale casertano, in coda alla lettera aperta, lasciano anche le coordinate per eventuali donazioni e/o prestiti: Banca Fideuram, conto intestato a “Comitato per il centro sociale”, IBAN: IT84L0329601601000064298827

Per contatti o informazioni: 333/4752396 – 3661403238  csaexcanapificio@libero.it mimma.d555@gmail.com

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