Arresti per riciclaggio e intestazione fittizia di beni: in manette anche un imprenditore di Terracina

Il personale della Mobile e i finanzieri della Polizia valutaria di Roma stanno dando seguito a un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di sei soggetti ritenuti responsabili dei reati di intestazione fittizia di beni, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro di provenienza illecito e di un decreto di sequestro.

Provvedimenti richiesti dalla Direzione distrettuale antimafia e a firma del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma che hanno coinvolto anche un 53enne di Terracina, Gianni Micalusi, meglio conosciuto come “Jhonny”. Oltre al 52enne il provvedimento restrittivo in carcere è stato eseguito anche nei confronti di Adriano Nicolini 38enne di Roma. Per gli altri quattro, invece, Vito Francesco Genovese 70enne di Spezzano Albanese, Luciano Bozzi 50enne di Roma, Francesco Micalusi 27enne di Latina e Lorenzo Micalusi 25enne di Roma tutti sottoposti ai domiciliari.


Sequestrate quote societarie e complesso aziendale di alcune società con sede a Roma oltre a conti correnti bancari. Sigilli sono stati apposti anche a due unità immobiliari una ubicata a Roma e intestata a Francesco Micalusi, l’altra a Terracina in via Vecchia San Francesco intestata a Lorenzo Micalusi, di fatto però riconducibile al padre dei due giovani, Gianni Micalusi.

Ad aver incuriosito gli investigatori il successo imprenditoriale di Gianni Micalusi. D’altro canto Johnny era una vecchia conoscenza della forze dell’ordine per reati associativi, di natura anche  mafiosa, delitti contro il patrimonio, usura ed estorsione aggravata.

Il 53enne servendosi di prestanome, e anche dei due figli era riuscito a dare vita a realtà imprenditoriali di pregio, tra queste anche il ristorante “Assunta Madre”. Nonostante l’assegnazione di beni a cosiddette “teste di legno”, il Micalusi conservava la gestione dei beni e delle attività commerciali per quanto risultando estraneo. Soldi, quote societarie, immobili risultavano tutti intestati a terze persone siano essi familiari o persone di fiducia, come l’imprenditore Genovese. Tutto con il supporto del commercialista Bozzi. Mentre Nicolini, direttore di un’agenzia di banca, contribuiva a nascondere la reale natura delle operazioni fatte nell’interesse e per conto del Micalusi.

Dalle attività investigative è emerso che la realizzazione degli illeciti sono stati possibili grazie a rapporti qualificati e privilegiati intrattenuti dall’indagato con esponenti della criminalità organizzata. Un giro di affari che Johnny ha accresciuto esponenzialmente riuscendo ad aprire ristoranti non solo in Italia, ma anche a Barcellona e a Londra.