Aprilia, rapina a mano armata al tabaccaio: tutti in carcere

Bar-Tabacchi “MIMMI” sulla via Nettunense ad Aprilia

Testimonianze, riscontri compiuti dagli investigatori, sequestri, immagini catturate dalle telecamere di sorveglianza: tanti gli elementi che hanno convinto il gip a convalidare gli arresti e a   disporre la misura della custodia cautelare in carcere per i tre arrestati dopo la rapina al tabacchi Mimmi di Aprilia, messa a segno il 25 agosto scorso. Al termine degli interrogatori, affatto convinto delle spiegazioni fornite dagli indagati, il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario ha così deciso di tenere dietro le sbarre Antonio Di Vicino, 46 anni, Stefano Kiflè, 32 anni, e Mariano Marangoni, 20 anni, tutti apriliani.

LA RAPINA – Attorno alle 8.30 di giovedì scorso, nella tabaccheria sulla Nettunense è entrato un uomo, dopo essere sceso da una Renault Megane nera, ha comprato un pacchetto di sigarette e poi una birra nel vicino bar. Il cliente è quindi uscito e dopo poco rientrato, estraendo una pistola dai pantaloni, puntandola in faccia al tabaccaio e poi arraffando dalla cassa 1.500 euro, per darsi infine alla fuga, esplodendo all’esterno anche due colpi di pistola. Sul posto sono subito giunti i carabinieri, che hanno anche visionato le immagini delle telecamere di sorveglianza del vicino distributore.


LA TESTIMONIANZA – La svolta è arrivata però dopo circa due ore, quando in caserma si è presentato uno straniero, vicino di casa di Di Vicino, il quale ha riferito agli investigatori che la sera prima il 46enne, brandendo una pistola, lo aveva minacciato e che al mattino, sempre impugnando quell’arma, lo aveva visto salire su una Renault Megane con alla guida Kiflè, riconosciuto dallo straniero in foto. Ben presto Di Vicino è stato indicato come autore della rapina tanto dal tabaccaio quanto dal barista. Lo straniero ha poi riferito di aver visto i due parlare anche con Marangoni che, agli arresti domiciliari, come appurato dai carabinieri proprio quella mattina si era tolto il braccialetto elettronico ed era evaso. A quel punto, giunte ai militari alcune segnalazioni su un’auto che viaggiava sulla Pontina e da cui venivano esplosi colpi di pistola, in breve tempo gli investigatori hanno bloccato la Megane di Kiflè, che era insieme a Marangoni, e recuperato sul mezzo una pistola calibro 44 magnum, oltre ad alcuni colpi esplosi, del tutto simile a quella impiegata per la rapina alla tabaccheria.

L’INTERROGATORIO – Nel corso dell’interrogatorio Di Vicino, difeso dall’avvocato Francesca Olivieri, ha ammesso di aver compiuto la rapina, ma assicurato che era armato soltanto di una pistola giocattolo. Kiflè, difeso dall’avvocato Amleto Coronella, ha invece detto di non sapere nulla del colpo e che si era limitato a dare un passaggio a Di Vicino. E la pistola? Ha detto ugualmente di non sapere alcunché di quell’arma. Marangoni, difeso dall’avvocato Fabrizio D’Amico, ha invece prima detto che la pistola l’aveva trovata per caso, poi che l’aveva rubata e infine che non ricordava bene.

Il gip non ha avuto esitazioni: tutti in carcere.