Sono state respinte questa mattina, dal collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal guidice Lucia Aielli, le eccezioni sollevate dal collegio difensivo durante la prima udienza del processo relativo alla presunta associazione a delinquere messa su dal consulente di infortunistica stradale Stefano Trotta e altri imputati.
In particolare le eccezioni sulla indeterminatezza del capo di imputazione, non accettata dal collegio e sulla incompetenza territoriale. Gli avvocati della difesa, tra cui Luca Giudetti, Gaetano Marino, Oreste Palmieri, Giancarlo Vitelli e Stefano Iucci, ritengono infatti che il denaro provento della truffa sarebbe passato di mano nella Capitale. Il pubblico ministero Cristina Picozzo è convinta invece che il tutto sia avvenuto nel capoluogo pontino.
Sulla terza eccezione invece, vale a dire sulla inutilizzabilità di tutti gli atti emessi fuori dal termine del giudizio immediato, il collegio ha chiarito che deciderà caso per caso.
Sempre questa mattina in aula è stata presentata richiesta di ammissione delle prove e sono stati modificati alcuni particolari dei capi di imputazione. Il processo è stato quindi rinviato al prossimo 18 settembre per notificare questi ultimi cambiamenti.
Stefano Trotta, i figli Claudio e Andrea, entrambi avvocati, il cognato Eugen Olariu, l’ex socio Andrea Romani (42 anni, da non confondersi con l’omonimo) e l’avvocato Pierluigi Palma, non erano presenti in aula. A loro carico l’accusa di aver costituito un’associazione a delinquere finalizzata ad incamerare i risarcimenti delle compagnie assicurative lasciando ai familiari delle vittime una minima parte delle somme ottenute. I congiunti, spesso stranieri, venivano avvicinati anche in ospedale o in strada, al momento del sinistro, e venivano convinti a rilasciare procure utili a gestire le pratiche di risarcimento, in cambio di poche migliaia di euro.
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